Dalle ceneri, nuove fiamme
Nella seconda metà del XVIII secolo, la vita religiosa era stata indebolita dalle continue interferenze dei monarchi cattolici negli affari interni dell'Ordine. Joachim Smet, nella sua monumentale storia dell'Ordine, scrive: "L'attacco frontale della Rivoluzione francese, di Napoleone e dei governi liberali ha lasciato solo rovine".
I nemici della Chiesa non si resero conto che stavano derubando i religiosi non solo dei loro beni materiali, ma anche di quella perla di grande prezzo per la quale si erano sacrificati: una vita di intimità con Dio nella preghiera e nella buona compagnia dei fratelli. La distruzione della loro vita di preghiera in comunità è stata la più grave privazione subita dai religiosi. Inoltre, essendo stati ingiustamente privati del loro diritto di esistere come entità corporativa, i religiosi non potevano più vivere la vita di povertà evangelica alla quale si erano impegnati in coscienza con le promesse più solenni".
Il segretario della Congregazione dello Stato degli Ordini Religiosi, in una relazione preliminare a Papa Pio IX (1847) dipinse un quadro a tinte fosche dello stato in cui era stata ridotta la vita religiosa. Tuttavia, per l'Ordine Carmelitano, ormai in via di estinzione, questo periodo vide un numero crescente di membri riconosciuti dalla Chiesa come "beati". Oltre a Giovanna Scopelli, monaca carmelitana del XV secolo, nel 1771 la Chiesa onorò Angelo Agostino Mazzinghi (1761), Luigi Rabata (1841), Avertanus e Romaeus (1842), Louis Morbioli (1843), Jacobinus (1845), Francesca d'Amboise (1863), Arcangela Girlani (1864), Giovanni Soreth (1866) e Battista Spagnoli (1885).
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