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San Giuseppe, Patrono della Buona Morte
19 Marzo Solennità
La morte è un mistero. Per un cristiano, la buona morte, secondo Papa Francesco, è un'esperienza della misericordia di Dio, che si avvicina a noi anche nell'ultimo momento della nostra vita. Secondo la tradizione cattolica, egli è considerato il modello del pio credente che ha ricevuto la grazia al momento della morte.
Nei primi mesi del 2022, Papa Francesco ha riflettuto sulla persona di San Giuseppe durante le sue udienze generali settimanali. Durante l'udienza del 9 febbraio, il Papa ha parlato della tradizionale devozione a San Giuseppe come patrono della buona morte e del significato della morte alla luce della Risurrezione.
Sebbene manchino dati storici, questa tradizione è nata dall'idea che Giuseppe fosse morto “tra le braccia di Gesù e Maria” prima di lasciare Nazareth. Dopo tutto, non c'è alcuna menzione di Giuseppe nelle Scritture dopo i racconti dell'infanzia, in particolare la storia del ritrovamento di Gesù nel tempio. Quindi la saggezza convenzionale ritiene che sia morto. Al contrario, alcune tradizioni orientali hanno fatto credere che Giuseppe avesse 90 anni.
Nel motu proprio Bonum sane [luglio 2020], Papa Benedetto XV scrisse che Giuseppe “è meritatamente considerato il più efficace protettore dei moribondi, essendo spirato alla presenza di Gesù e Maria” e poi spinse i parroci a sostenere le pie associazioni istituite per implorare Giuseppe a favore dei moribondi. Le associazioni dell'epoca erano “Della Buona Morte”, “Del Transito di San Giuseppe” e “Per i moribondi”.
Riferendosi al Papa emerito Benedetto XVI, 95 anni, Francesco lo cita: “Sono davanti all'oscurità della morte, alla porta oscura della morte”. Mentre la nostra cultura cerca di rimuovere la realtà della morte e di igienizzarne le conseguenze, la nostra fede cristiana ci aiuta ad affrontarla. È attraverso la Risurrezione che la nostra morte assume un significato, perché “la luce che ci attende dietro la porta oscura della morte” è Cristo risorto.
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Beata Arcangela Girlani, vergine
29 Gennaio Memoria facoltativa nelle province italiane
B. Arcangela Girlani è nata Eleonora Girlani nel 1460 a Trino, a Monte Ferrato nel Nord Italia da una nobile famiglia. Venne educata sin da piccola dalle Benedettine, tant’è che provò a diventare una monaca benedettina ma nel suo viaggio verso il convento, il suo cavallo si rifiutò di portarla là. Lei lo interpretò come un segno ed insieme alle sue due sorelle, Maria e Francesca (Scolastica), prese l’abito carmelitano nel monastero di Parma nel 1477 all’età di 17 anni, dove prese il nome di Arcangela. Divenne poi priora del monastero di Parma, e successivamente priora della nuova fondazione di Mantova dal 1492 fino alla morte. Si distinse per avere doni quali estasi, levitazione e miracoli. È stata spesse volte rapita in estasi mentre meditava i misteri della fede.
In un antico manoscritto troviamo scritto che la Beata Arcangela visse la sua vita religiosa così intensamente che, così come il monastero era intitolato a “Santa Maria in Paradiso”, lei e le altre monache, anche se ancora qui sulla terra, vivevano come se fossero già assorbite dal cielo.
Si ammala mortalmente al terzo anno di priorato a Mantova. Rafforzata dai sacramenti e con gli occhi fissi su un’immagine del Cristo crocifisso, ripeté le parole che pronunciava frequentemente, “Gesù, amore mio” e rese pacificamente la sua anima il 25 gennaio 1495. Gli onori religiosi che erano stati resi pubblici furono esaminati dalla Sacra Congregazione dei Riti, e approvati da Papa Pio IX che concesse che fosse recitato in suo onore un Ufficio.
PREGHIERA
Padre del cielo,
hai dato alla vergine Beata Archangela Girlani
particolare dedizione al mistero dell'eterna Trinità.
Attraverso le sue preghiere possiamo gustare le delizie della tua gloria già qui sulla terra,
e guardarti per sempre in cielo.
Per nostro Signore.
B. Angelo Paoli, sacerdote
20 Gennaio | Memoria facoltativa (Memoria obbligatoria/Province italiane)
In un mondo in cui purtroppo non mancano esempi di un insensibile disprezzo per i poveri e gli oppressi, l'esempio di Angelo Paoli è una boccata d'aria rinfrescante. Angelo si occupava così bene dei suoi fratelli e sorelle sfortunati che era conosciuto come "Padre Carità" o "Padre dei poveri". Fortunatamente, non si limitò a comportarsi come un individuo gentile, ma fu un eccellente motivatore, che all'alba del XVIII secolo intraprese molte iniziative benefiche.
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Sant’Andrea Corsini, Vescovo
9 Gennaio | Festa
Nacque a Firenze agli inizi del sec. XIV. Abbracciò la vita religiosa nel convento della sua città natale. Fu eletto Provinciale di Toscana nel 1348 dal Capitolo Generale celebrato a Metz, e nell'anno seguente fu nominato vescovo di Fiesole. Governò la sua diocesi con ammirevoli esempi di carità e con eloquenza di parola.
Si distinse per zelo apostolico, prudenza e amore verso i poveri. Egli stesso, con le proprie mani, distribuiva il pane ai bisognosi. Si attirò stima e simpatia da parte di tutti. Molti, ricchi e meno ricchi, venivano a lui per ritrovare la pace dopo anni di lotte e di odi che distruggevano famiglie e città. Morì il 6 gennaio 1374. Fu canonizzato il 29 aprile 1629.
Per saperne di più su Sant'Andrea Corsini e la sua opera
Libri disponibili nel negozio online ufficiale delle Edizioni Carmelitane (entrambi in inglese):
St. Andrew Corsini, Carmelite (c. 1302-72) A Documentary Biography Part I
Di Patrick Mullins, O. Carm.
St. Andrew Corsini, Carmelite (c. 1302-72) A Documentary Biography Part II
Di Patrick Mullins, O. Carm.
San Pier Tommaso, vescovo
8 Gennaio | Festa
Pietro Tommaso fu un vero carmelitano, non solo nel suo rapporto con Maria come Regina e con il Decor Carmeli, ma anche nel modo in cui visse la sua vita secondo le usanze dell'Ordine. Tuttavia, il suo particolare impegno e la sua preoccupazione erano soprattutto per l'unità dei cristiani. Si adoperò costantemente per la riconciliazione tra la Chiesa di Roma e i cristiani ortodossi che si erano separati dalla Sede di Pietro nel 1054. Sviluppò un'intensa attività apostolica come pacificatore e difensore dei papi. Predicava sempre la riconciliazione. Miracoli e segni straordinari accompagnarono la sua vita movimentata.
Un affresco realizzato nel 1880 dal pittore monacense Max Fürst nella chiesa carmelitana di Straubing mostra San Pietro Tommaso circondato da confratelli che si prendono cura dei bisognosi e danno la comunione ai malati. Tuttavia, il dipinto evidenzia anche una caratteristica essenziale della pietà del santo: la sua fervente devozione a Maria, che gli appare con Gesù bambino in braccio, accompagnata dagli angeli, e gli assicura la sua protezione e benedizione. La tradizione gli attribuisce anche la stesura di un trattato sull'Immacolata Concezione di Maria (De Immaculata Conceptione BMV). Si sono conservati anche quattro volumi dei suoi sermoni.
Nel 1366, il suo cancelliere e amico Philippe di Mézières, di cui fu anche direttore spirituale, scrisse la biografia di Pietro Tommaso. Il noto storico carmelitano Joachim Smet ha compilato il testo latino a partire da manoscritti fino ad allora inediti. (L'introduzione e le note sono in inglese).
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Libri da Edizioni Carmelitane:
The Life of Saint Peter Thomas by Philippe de Mézieres (Latino)
Introduzione e note in inglese a cura di Joachim Smet, O. Carm.
The Bollandist Dossier (1643) on St. Peter Thomas, O. Carm.
A cura di e tradotto da Patrick Mullins, O. Carm.
The Revised Bollandist Dossier (1659) on St. Peter Thomas, O. Carm.
A cura di e tradotto da Patrick Mullins, O. Carm.
Proclamate sante le 16 carmelitane di Compiègne
Papa Francesco proclama sante le 16 monache carmelitane uccise durante la Rivoluzione francese
Con un decreto pubblicato il 18 dicembre, Papa Francesco ha proclamato sante le 16 monache carmelitane scalze giustiziate con la ghigliottina durante la Rivoluzione francese. La Chiesa non ha utilizzato il processo usuale per la creazione di un santo, ma un raro processo noto come “canonizzazione equivalente”. Questo processo riconosce la venerazione di lunga data dei martiri.
Papa Francesco ha approvato l'inserimento nel canone dei santi della Beata Teresa di Sant'Agostino e di altri 15 membri delle Carmelitane Scalze di Compiègne uccise durante il Regno del Terrore francese. Due anni dopo che il governo rivoluzionario francese mise fuori legge la vita religiosa nel 1790, la comunità delle Carmelitane Scalze di Compiègne fu costretta a lasciare il proprio monastero. Nel 1794 si scoprì che avevano continuato a vivere in comunità come religiose consacrate. Furono processate e giustiziate pubblicamente con la ghigliottina il 17 luglio 1794. Mentre si avviavano al martirio, cantavano inni di lode.
La storia di queste monache ha ispirato l'opera “Dialogo delle Carmelitane” di Francis Poulenc del 1957, basata sull'omonimo libro del romanziere cattolico Georges Bernanos.
Il Papa ha riconosciuto le virtù eroiche anche di altre cinque persone, tra cui l'arcivescovo Eduard Profitlich, gesuita, morto in una prigione russa nel 1942; il salesiano Elia Comini; il laico Pierre Goursat, fondatore della Comunità Emmanuel; il rumeno Áron Márton e Giuseppe Maria Leone della Congregazione del Santissimo Redentore.
S. Giovanni della Croce, Dottore della Chiesa
14 Dicembre Festa
Quale anno di nascita più probabile viene indicato il 1540, a Fontiveros (Avila, Spagna). Rimase ben presto orfano di padre e dovette trasferirsi con la mamma da un luogo all'altro, mentre portava avanti come poteva i suoi studi e cercava di guadagnarsi la vita. A Medina, nel 1563, vestì l'abito dei Carmelitani e dopo l'anno di noviziato ottenne di poter vivere secondo la Regola senza le mitigazioni.
Sacerdote nel 1567 dopo gli studi di filosofia e teologia fatti a Salamanca, lo stesso anno si incontrò con S. Teresa di Gesù, la quale da poco aveva ottenuto dal Priore Generale Rossi il permesso per la fondazione di due conventi di Carmelitani contemplativi (poi detti Scalzi), perchè fossero di aiuto alle monache da lei istituite. Dopo un altro anno - durante il quale si accordò con la Santa - il 28 novembre 1568 fece parte del primo nucleo di riformati a Duruelo, cambiando il nome di Giovanni di S. Mattia in quello di Giovanni della Croce.
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Beato Bartolomeo Fanti, Sacerdote
5 Dicembre Memoria facoltativa
Cristo è veramente “Dio con noi”
Dalla lettera enciclica di Papa Paolo VI, “Il mistero della fede”
IN MODO SUBLIME, Cristo è presente nella sua Chiesa quando essa offre in suo nome il sacrificio della Messa. È presente in lei quando amministra i sacramenti. Ma c'è ancora un altro modo in cui Cristo è presente nella sua Chiesa, un modo che supera tutti gli altri; è la sua presenza nel sacramento dell'Eucaristia, che è per questo “una fonte di devozione più consolante, un oggetto di contemplazione più bello, un mezzo di santificazione più efficace di tutti gli altri sacramenti”. Il motivo è chiaro: contiene Cristo stesso ed è “una sorta di perfezione della vita spirituale; in un certo senso, è la meta di tutti i sacramenti”.
Questa presenza è chiamata “reale” - con ciò non si intende escludere tutti gli altri tipi di presenza, come se non potessero essere anch'essi “reali” - ma perché è presenza nel senso più pieno del termine: è, cioè una presenza sostanziale con la quale Cristo, il Dio-Uomo, è interamente e completamente presente.
Inoltre, la Chiesa cattolica ha mantenuto questa fede nella presenza nell'Eucaristia del Corpo e del Sangue di Cristo, non solo nel suo insegnamento ma anche nella sua pratica, poiché ha sempre reso a questo grande Sacramento il culto che si chiama Latria e che può essere reso solo a Dio.
La Chiesa cattolica ha sempre offerto e offre tuttora il culto di Latria al Sacramento dell'Eucaristia, non solo durante la Messa, ma anche al di fuori di essa, riservando le Ostie consacrate con la massima cura, esponendole a una solenne venerazione e portandole processionalmente per la gioia di grandi folle di fedeli.
Negli antichi documenti della Chiesa abbiamo molte testimonianze di questa venerazione. I pastori della Chiesa, infatti, esortavano con sollecitudine i fedeli ad avere la massima cura nel custodire l'Eucaristia che portavano a casa.
È auspicabile che i fedeli, ogni giorno e in gran numero, partecipino attivamente al sacrificio della Messa, ricevano la Santa Comunione con cuore puro e rendano grazie a Cristo nostro Signore per un dono così grande.
Nel corso della giornata i fedeli non dovrebbero tralasciare di visitare il Santissimo Sacramento, che secondo le leggi liturgiche deve essere conservato nelle chiese con grande riverenza in un luogo molto onorevole. Queste visite sono una prova di gratitudine, un'espressione di amore e un riconoscimento della presenza del Signore.
Nessuno può non comprendere che la Divina Eucaristia conferisce al popolo cristiano una dignità incomparabile. Non solo mentre si offre il sacrificio e si riceve il sacramento, ma finché l'Eucaristia è conservata nelle nostre chiese e nei nostri oratori, Cristo è veramente l'Emmanuele, cioè “Dio con noi”. Giorno e notte è in mezzo a noi, abita con noi pieno di grazia e di verità. Egli ristabilisce la moralità, alimenta le virtù, consola gli afflitti, rafforza i deboli. Propone il proprio esempio a coloro che vengono a lui, affinché tutti imparino ad essere, come lui, miti e umili di cuore e a non cercare i propri interessi, ma quelli di Dio.
Chiunque si accosti a questo augusto Sacramento con particolare devozione e si sforzi di ricambiare l'amore generoso con l'amore infinito di Cristo, sperimenterà e comprenderà pienamente – non senza gioia e frutti spirituali - quanto sia preziosa la vita nascosta con Cristo in Dio e quanto sia grande il valore del colloquio con Cristo, perché non c'è nulla di più consolante sulla terra, nulla di più efficace per avanzare sulla strada della santità.
Inoltre, vi rendete conto, venerabili fratelli, che l'Eucaristia è riservata nelle chiese e negli oratori come nel centro spirituale di una comunità religiosa o di una parrocchia, sì, della Chiesa universale e di tutta l'umanità, poiché sotto l'apparenza delle specie è contenuto Cristo, il Capo invisibile della Chiesa, il Redentore del mondo, il Centro di tutti i cuori, “per mezzo del quale sono tutte le cose e per mezzo del quale noi esistiamo”.
Da ciò deriva che il culto tributato alla Divina Eucaristia spinge fortemente l'anima a coltivare un amore “sociale”, con il quale si privilegia il bene comune rispetto al bene del singolo. Consideriamo come nostri gli interessi della comunità, della parrocchia, della Chiesa intera, estendendo la nostra carità al mondo intero, perché sappiamo che ovunque ci sono membra di Cristo.
Beati Denis della Natività e Redento (OCD)
29 novembre
Rinnegare veramente sé stessi e portare la croce di Cristo
Se qualcuno vuole seguire la mia via rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Colui infatti che vuole salvare la sua anima, la deve perdere, e chi per me la perderà la guadagnerà. Oh! Vi fosse qualcuno capace di fare intendere, praticare e gustare alle persone spirituali il senso del consiglio di rinunciare a noi stessi, dato dal Nostro Signore affinché queste comprendano quanto il modo di comportarsi in questo cammino sia diverso da quello che la maggior parte di loro credono! Alcune sono convinte che basti qualunque genere di ritiro e di riforma della vita, altre si contentano di praticare in qualche modo le virtù, di dedicarsi all'orazione e di esercitarsi nella mortificazione, ma né le une né le altre raggiungono la nuda povertà, ľabnegazione o la purezza spirituale, che sono tutt'uno, consigliate dal Nostro Signore. Esse infatti si preoccupano ancora di nutrire e di vestire la loro natura di consolazioni e di sentimenti spirituali piuttosto che di spogliarla e privarla per amore di Dio di ogni cosa.
Facendo così, esse diventano spiritualmente nemiche della croce di Cristo, perché il vero spirito cerca nel Signore più l'amaro che il dolce, propende più per le sofferenze che per le consolazioni, si sente spinto per amore di Dio più alla rinuncia che al possesso di ogni bene, tende più alle aridità e alle afflizioni che alle dolci comunicazioni, sapendo bene che solo così si segue Cristo e si rinuncia a sé stessi e che agire altrimenti vuol dire cercare se stessi in Dio, cosa molto contraria all'amore. Se l'uomo si decide di portare questa croce, se risolve cioè con fermezza di andare in cerca e di sopportare per il Signore travagli in ogni cosa, troverà in ciò grande sollievo e grande soavità.
In nessun modo si progredisce se non con l'imitare Cristo il quale è la via, la verità, la vita e nessuno giunge al Padre se non per Lui. E la via consiste nel morire alla natura.
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S. Raffaele di San Giuseppe (OCD), Sacerdote
19 Novembre Memoria facoltativa nella provincia della Polonia
Raffaele di San Giuseppe (nel secolo: Josef Kalinowski), nacque a Vilna da famiglia polacca il 1º settembre 1835 e morì a Wadowice il 15 novembre 1907. Aderì all'insurrezione per salvare dal potere zarista di occupazione la Polonia, accettando la nomina di ministro della guerra a Vilna.
Nel 1877 entrò al Carmelo. Ordinato sacerdote nel 1882, si impegnò soprattutto nel ministero della riconciliazione, nella direzione spirituale e ripieno di zelo ecumenico operò ardentemente per l'unità della Chiesa.
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