Displaying items by tag: Calendar of Feasts and Memorials
Commemorazione di tutti i defunti dell'Ordine
15 Novembre Memoria facoltativa
Le case della maggior parte delle persone sono generalmente composte da non più che un telaio di legno semplice o da fondamenta in cemento, anzi, sono costruite da una grande varietà di materiali, e il più delle volte, dal risultato della partecipazione di più di una o due persone. Così, anche, l'Ordine del Carmelo continua a crescere e svilupparsi oggi per la presenza e il contributo di tutti coloro che hanno costruito sulle sue fondamenta spirituali, e non solo i suoi grandi santi.
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Tutti i Santi del Carmelo
14 Novembre | Festa
La beatitudine celeste del Paradiso
Dal De Patientia del beato Battista Mantovano, carmelitano
I beati sentiranno risuonare da ogni parte le più alte lodi di Dio, secondo la parola del Profeta: beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi. Vedranno i cieli e ne gusteranno tutta l'armonia, vedranno Cristo e sua Madre e tutti i corpi gloriosi dei beati. Questi, ormai incorruttibili e rivestiti di incomparabile bellezza, saranno per chi li guarda uno spettacolo così dolce, che non sapranno cosa di meglio desiderare.
Beata Maria Teresa Scrilli, Vergine
Alcune osservazioni sulla spiritualità di Madre Scrilli
Fin dall'infanzia mostrò segni di straordinaria pietà e, grazie all'influsso positivo dei suoi maestri, coltivò la sua vita spirituale attraverso l'assidua frequenza ai sacramenti e le letture delle vite dei santi, in particolare di Santa Maria Maddalena de'Pazzi. La mancanza di amore della madre per avere una seconda figlia e la sua lunga e grave malattia all'età di 15 anni la avvicinarono sempre più alla sofferenza di Cristo e alla sua Croce. La sofferenza vissuta come atto d'amore la fece addentrare sempre più nel mistero della Croce. "Patire per amore" era il suo motto.
Oltre alla devozione alla passione di Cristo e all'Eucaristia, aveva un tenero amore per Maria, che considerava la sua "cara madre".
Quando tentò di vivere come monaca di clausura nel monastero di Santa Maria Maddalena de'Pazzi, per la quale aveva anche una grande devozione, scoprì che Dio aveva altri progetti per lei. Insieme ad alcuni amici iniziò a insegnare. Ma anche questo non funzionò a causa degli atteggiamenti anti-Chiesa nella Firenze dell'epoca. Anni dopo, nel 1875, rifondarono l'Istituto di Nostra Signora del Carmelo sapendo che questa era la volontà di Dio.
Alla sua intensa attività, Madre Scrilli univa una profonda e continua vita di preghiera. Sapeva armonizzare preghiera e lavoro, contemplazione e azione, donazione a Dio e servizio ai fratelli. Questo divenne la finalità dell'Istituto.
Mentre sopportava molte e costanti sofferenze fisiche, sopportava anche quelle morali con spirito di fede e di conformità alla volontà divina. Tutto il suo desiderio, infatti, era di compiere la volontà di Dio. Il "fiat" fu la costante che la accompagnò per tutta la vita.
Tratto da: Dizionario Carmelitano, 2008
S. Elisabetta della Trinità (OCD), Vergine
Elisabetta della Trinità è una delle figure più note della spiritualità contemporanea. Col suo esempio e con la sua dottrina, da anni esercita un influsso sempre in aumento, dovuto soprattutto alla sua esperienza trinitaria e ai suoi brevi scritti (note spirituali, corrispondenza) densi di dottrina ed eco della sua comunione con le Tre Divine Persone.
Umile e pura, ricca di intelligenza aperta a tutte le bellezze della grazia, della natura e dell'arte, alla scuola di s. Paolo, di s. Teresa d'Avila e di s. Giovanni della Croce imparò la lezione dell'amore ai «Tre» --secondo l'espressione che le era cara--e insieme le leggi della corrispondenza a tale amore. Silenzio e raccoglimento, contemplazione illuminata del mistero trinitario e del dogma cristologico, docilità generosa alle minime ispirazioni, fedeltà incondizionata alla volontà divina nella sua vocazione carmelitana, la formarono ad una vita di dedizione che in breve raggiunse alta perfezione.
Aderendo all'anima del Cristo “suo libro preferito”, in lui e con lui si elevò fino alla Trinità, della quale volle essere laudem gloriae, cioè un'anima «che adora sempre e, per così dire, è tutta trasformata nella lode e nell'amore, nella passione della gloria del suo Dio». Tale lode e tale amore erano diretti essenzialmente alle Tre Divine Persone presenti nella sua anima: è questo il centro della sua spiritualità e del suo messaggio. Scriveva infatti: «Io sono Elisabetta della Trinità, cioè Elisabetta che scompare, che si perde, che si lascia invadere dai Tre». E aggiungeva《L'Amore abita in noi: perciò il esercizio è di entrare nel mio interno e di perdermi in Coloro che sono ivi.
Questo orientamento spirituale, fondato sulla convinzione di fede nell’abitazione divina, fu la grazia della sua vita. Fedelissima alla progressiva illuminazione interiore che le proveniva, soprattutto, dall'approfondimento contemplativo dei testi del Vangelo e di S. Paolo, poté raggiungere esperienza notevoli, come quella dell’ Ascensions del 1906:《Stamani ho udito in fondo all’anima questa parola: "Se qualcuno mi ama, il Padre mio l’amerà, e vorremo a lui e porremo in lui la nostra dimora”, e nel medesimo istante ho veduto come ciò avveniva realmente. Non saprei dire come si siano rivelate le Tre Divine persone, ma pure io le vedevo tenere in me il loro consiglio d’amore, e mi pare di vederle ancora così”. La grazia della coscienza quasi ininterrotta dell'inabitazione della Trinità I’ accompagnò negli ultimi mesi della vita, fortificandola e sostenendola nel periodo di martino che la doveva «configurare alla morte di Gesù, trasformarla in lui crocifisso » per la gloria del Padre e per la Chiesa.
Già il 21 nov. 1904, nella sua celebre Elevazione alla Trinità: O mon Dieu, Trinité que j'adore, aveva chiesto allo Spirito Santo:《Discendi in me, affinché nell'anima mia si faccia come un'altra incarnazione del Verbo: che io gli sia una umanità aggiunta (“une humanité de surcroit") nella quale egli rinnovi il suo mistero», comprendendo che tale aspirazione non poteva realizzarsi che sulla croce. Dio l'esaudì. Il 1906 fu un susseguirsi di dolori sopportati con fortezza in unione al Cristo, con lo sguardo rivolto alla Chiesa e alle anime. Dopo una crisi violenta fu udita esclamare: «O Amore, Amore! consuma tutta la mia sostanza per la tua gloria. Che essa possa distillarsi goccia a goccia per la tua Chiesa! Era l’ideale che la sosteneva e le faceva scrivere alla madre: “Il Padre m’ha predestinata ad essere conforme a suo Figlio crocifisso; il mio Sposo vuole che io gli sia una umanità aggiunta nella quale Egli possa soffrire ancora per la gloria del Padre e per aiutare la Chiesa: questo pensiero mi fa tanto bene. Egli ha scelto la tua figlia per associarla alla grande opera della Redenzione, l’ha segnata col sigillo della Croce, e su di essa soffre come una estensione della Passione”.
Animata da tali certezze, sorretta da un amore sempre più vivo e teologale per la Vergine Immacolata, Ianua coeli , «la grande lode di gloria della Trinità», come definiva la Madonna, godendo anche nel dolore l'intimità coi «Tre», morì, mormorando quasi in tono di canto: «Vado alla luce, all'amore, alla vita».
Aveva scritto qualche tempo prima:《La Trinità: ecco la nostra dimora, il nostro focolare domestico, la casa paterna da cui non dobbiamo mai uscire ». E due settimane avanti la morte: «Credo che in cielo la mia missione sarà di attirare le anime al raccoglimento interiore, aiutandole a uscire da se stesse per aderire a Dio con un movimento semplicissimo, tutto amoroso, mantenendole in quel grande silenzio interiore che permette a Dio di imprimersi in esse e di trasformarle in Sé». L'invito e la promessa non sono stati lettera morta: molte anime, come prova la documentazione raccolta per l'inizio della causa di beatificazione, seguono la sua via e i suoi esempi nel rivivere la sua grazia, la grazia piena del battesimo che configura a Cristo e fissa nel profondo dell'essere la presenza amorosa della Trinità, sorgente e termine di ogni perfezione.
Il 12 luglio 1982, alla presenza del Santo Padre Giovanni Paolo II, fu promulgato il Decreto sulle virtù. Il 17 febbraio 1984 fu promulgato il Decreto sul miracolo per la beatificazione (il Processo era stato istruito a Dijon negli anni 1964-1965), e il 25 novembre 1984, nella Basilica di San Pietro, si svolse la solenne cerimonia di beatificazione. Papa Francesco ha canonizzato Elisabetta come santa il 16 ottobre 2016.
[Adattato da Valentino Macca, “Elisabetta della Trinità” in Dizionario carmelitano, pubblicato dalle Edizioni Carmelitane]
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B. Francesco di Gesù Maria Giuseppe (OCD)
7 novembre Memoria facoltativa nelle province della Spagna
Nella sua provvidenza Dio ha disposto di non porre rimedio ai nostri mali e di non concederci le sue grazie se non per mezzo della preghiera, e che attraverso la preghiera di alcuni si salvino gli altri (cfr. Gc 5, 16 ss). Se i cieli stillarono dall'alto e le nubi fecero piovere con giustizia, se si aprì la terra e germogliò il Salvatore (cfr. Is 45,8), Dio volle che precedessero la sua venuta le grida e le suppliche dei santi padri e specialmente di quella Vergine singolare che persuase i cieli con la fragranza delle sue virtù e attirò nel suo seno il Verbo increato. Venne il Redentore e per mezzo di una preghiera continua riconciliò il mondo con il suo Padre. Perché la preghiera di Gesù Cristo e i frutti della sua redenzione si applichino a qualche nazione o popolo, perché vi sia chi illumini con la predicazione del vangelo e amministri loro i sacramenti, è indispensabile ci sia qualcuno o molti che con gemiti e suppliche, con preghiere e sacrifici abbiano conquistato quel popolo e lo abbiano riconciliato con Dio.
S. Nonio Alvares Pereira, Religioso
6 Novembre Memoria
43. I consigli evangelici della castità consacrata a Dio, della povertà e dell'obbedienza, essendo fondati sulle parole e sugli esempi del Signore e raccomandati dagli apostoli, dai Padri e dai dottori e pastori della Chiesa, sono un dono divino che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e con la sua grazia sempre conserva. La stessa autorità della Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, si è data cura di interpretarli, di regolarne la pratica e anche di stabilire sulla loro base delle forme stabili di vita. Avvenne quindi che, come un albero che si ramifica in modi mirabili e molteplici nel campo del Signore a partire da un germe seminato da Dio, si sviluppassero varie forme di vita solitaria o comune e varie famiglie, il cui capitale spirituale contribuisce al bene sia dei membri di quelle famiglie, sia di tutto il corpo di Cristo [137]. Quelle famiglie infatti forniscono ai loro membri gli aiuti di una maggiore stabilità nella loro forma di vita, di una dottrina provata per il conseguimento della perfezione, della comunione fraterna nella milizia di Cristo, di una libertà corroborata dall'obbedienza, così che possano adempiere con sicurezza e custodire con fedeltà la loro professione religiosa, avanzando nella gioia spirituale sul cammino della carità [138].
Un simile stato, se si riguardi la divina e gerarchica costituzione della Chiesa, non è intermedio tra la condizione clericale e laicale, ma da entrambe le parti alcuni fedeli sono chiamati da Dio a fruire di questo speciale dono nella vita della Chiesa e ad aiutare, ciascuno a suo modo, la sua missione salvifica [139].
Natura e importanza dello stato religioso
44. Con i voti o altri impegni sacri simili ai voti secondo il modo loro proprio, il fedele si obbliga all'osservanza dei tre predetti consigli evangelici; egli si dona totalmente a Dio amato al di sopra di tutto, così da essere con nuovo e speciale titolo destinato al servizio e all'onore di Dio. Già col battesimo è morto al peccato e consacrato a Dio; ma per poter raccogliere in più grande abbondanza i frutti della grazia battesimale, con la professione dei consigli evangelici nella Chiesa intende liberarsi dagli impedimenti che potrebbero distoglierlo dal fervore della carità e dalla perfezione del culto divino, e si consacra più intimamente al servizio di Dio [140]. La consacrazione poi sarà più perfetta, in quanto legami più solidi e stabili riproducono di più l'immagine del Cristo unito alla Chiesa sua sposa da un legame indissolubile.
Siccome quindi i consigli evangelici, per mezzo della carità alla quale conducono [141] congiungono in modo speciale coloro che li praticano alla Chiesa e al suo mistero, la loro vita spirituale deve pure essere consacrata al bene di tutta la Chiesa. Di qui deriva il dovere di lavorare, secondo le forze e la forma della propria vocazione, sia con la preghiera, sia anche con l'attività effettiva, a radicare e consolidare negli animi il regno di Cristo e a dilatarlo in ogni parte della terra. Per questo la Chiesa difende e sostiene l'indole propria dei vari istituti religiosi. Perciò la professione dei consigli evangelici appare come un segno, il quale può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana. Poiché infatti il popolo di Dio non ha qui città permanente, ma va in cerca della futura, lo stato religioso, il quale rende più liberi i suoi seguaci dalle cure terrene, meglio anche manifesta a tutti i credenti i beni celesti già presenti in questo tempo, meglio testimonia l'esistenza di una vita nuova ed eterna, acquistata dalla redenzione di Cristo, e meglio preannunzia la futura resurrezione e la gloria del regno celeste. Parimenti, lo stato religioso imita più fedelmente e rappresenta continuamente nella Chiesa la forma di vita che il Figlio di Dio abbracciò venendo nel mondo per fare la volontà del Padre e che propose ai discepoli che lo seguivano. Infine, in modo speciale manifesta l'elevazione del regno di Dio sopra tutte le cose terrestri e le sue esigenze supreme; dimostra pure a tutti gli uomini la preminente grandezza della potenza di Cristo-Re e la infinita potenza dello Spirito Santo, mirabilmente operante nella Chiesa.
Lo stato di vita dunque costituito dalla professione dei consigli evangelici, pur non concernendo la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene tuttavia inseparabilmente alla sua vita e alla sua santità.
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Beata Francesca d'Amboise, Religiosa
5 Novembre Memoria facoltativa
Nacque probabilmente a Thouars il 28 sett. 1427 da Luigi, visconte di Thouars e Maria di Rieux dei baroni d’Encenis. Promessa sposa appena quattrenne a Pietro, secondogenito del duca di Bretagna, passò il resto della sua giovinezza presso la futura suocera Giovanna, sorella di Carlo VII, re di Francia, la quale le impresse quello spirito profondamente cristiano ricevuto dagli insegnamenti di S. Vincenzo Ferreri. Pietro, essendogli premorti il padre e il fratello maggiore, ascese al trono ducale di Bretagna ed insieme con Francesca fu incoronato nella cattedrale di Rennes nel 1450. L’influsso benefico sul duca, suo marito, sull’andamento della corte e delle cose di stato fu profondo ed i sette anni del suo governo saranno ricordati presso il popolo come «i tempi della beata duchessa».
Rimasta vedova nel 1457, nonostante le pressioni paterne e del re di Francia, non solo si oppose alle seconde nozze, ma si orientò verso la vita religiosa. Dopo ripetuti colloqui con il b. Giovanni Soreth, priore generale dei Carmelitani, si decise per il Carmelo, mettendo a disposizione i propri averi per la fondazione del primo monastero carmelitano femminile in Francia: esso sorse a Bondon, presso Vannes, nel 1463, con le monache che il b. Soreth aveva fatto trasferire dal monastero di Liegi. Ad esse il 25 marzo 1468 si unì Francesca, che volendo colmare la distanza sociale con le consorelle, chiese loro che sostituissero il titolo di duchessa con quello di «ancella di Cristo».
Nel 1477 fondò, sotto la protezione della Madonna des Couëts (de Scotiis), un secondo monastero a Nantes, che due anni dopo accolse le monache rimaste dell’ex-monastero di Bondon. Per tali fondazioni e per l’influsso sulla legislazione adottata nel suo ed in altri Carmeli francesi, viene riconosciuto a Francesca il titolo di fondatrice delle Carmelitane in Francia. A lei si deve l’introduzione della pratica della Comunione frequente (e per le malate anche quotidiana) e l’imposizione per voto, sotto pena di scomunica, della strettissima clausura che impediva sia l’accesso al monastero a tutte le persone estranee (comprese le donne), sia l’uscita delle monache dal recinto claustrale. Con tale voto anticipò di un secolo la legislazione di s. Pio V e preservò le sue religiose da quei danni che la mancanza di clausura produsse in altre parti.
Morì a Nantes il 4 novembre 1485. Durante la Rivoluzione francese le monache furono costrette ad abbandonare il convento, i ricordi della beata furono dispersi e il corpo venne profanato. Le si attribuiscono alcune istruzioni claustrali, il cui manoscritto sarebbe andato perduto, ed alcune meditazioni pubblicate da Christophe Le Roy. Il suo culto venne riconosciuto da Pio IX il 16 luglio 1863. Si suole raffigurare con gli occhi rivolti al Crocifisso che tiene nelle mani; sul suo abito carmelitano porta la cappa di ermellino (invece che di lana) per ricordare il suo rango di duchessa.
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S. Teresa di Gesù, Vergine e Dottore della Chiesa
15 Ottobre Festa
Dalle «Opere» di santa Teresa di Gesù, vergine
(opusc. «Il libro della vita», cap. 22, 6-7, 14)
Ricordiamoci sempre dell'amore di Cristo
Chi ha come amico Cristo Gesù e segue un capitano così magnanimo come lui, può certo sopportare ogni cosa; Gesù infatti aiuta e dà forza, non viene mai meno ed ama sinceramente. Infatti ha sempre riconosciuto e tuttora vedo chiaramente che non possiamo piacere a Dio e da lui ricevere grandi grazie, se non per le mani della sacratissima umanità di Cristo, nella quale egli ha detto di compiacersi.
Ne ho fatto molte volte l'esperienza, e me l'ha detto il Signore stesso. Ho visto nettamente che dobbiamo passare per questa porta, se desideriamo che la somma Maestà ci mostri i suoi grandi segreti. Non bisogna cercare altra strada, anche se si è raggiunto il vertice della contemplazione, perché per questa via si è sicuri. È da lui, Signore nostro, che ci vengono tutti i beni. Egli ci istruirà.
Meditando la sua vita, non si troverà modello più perfetto. Che cosa possiamo desiderare di più, quando abbiamo al fianco un così buon amico che non ci abbandona mai nelle tribolazioni e nelle sventure, come fanno gli amici del mondo? Beato colui che lo ama per davvero e lo ha sempre con sé! Guardiamo il glorioso apostolo Paolo che non poteva fare a meno di avere sempre sulla bocca il nome di Gesù, perché l'aveva ben fisso nel cuore. Conosciuta questa verità, ho considerato e ho appreso che alcuni santi molto contemplativi, come Francesco, Antonio da Padova, Bernardo, Caterina da Siena, non hanno seguito altro cammino. Bisogna percorrere questa strada con grande libertà, abbandonandoci nelle mani di Dio. Se egli desidera innalzarci fra i principi della sua corte, accettiamo volentieri tale grazia.
Ogni volta poi, che pensiamo a Cristo, ricordiamoci dell'amore che lo ha spinto a concederci tante grazie e dell'accesa carità che Dio ci ha mostrato dandoci in lui un pegno della tenerezza con cui ci segue: amore infatti domanda amore. Perciò sforziamoci di considerare questa verità e di eccitarci ad amare. Se il Signore ci facesse la grazia, una volta, di imprimerci nel cuore questo amore, tutto ci diverrebbe facile e faremmo molto, in breve e senza fatica.
Consigliamo la lettura dei seguenti libri sulla vita di Santa Teresa, la sua opera e la sua eredità, disponibili presso le Edizioni Carmelitane:
Contemplazione e missione. Cammino di evangelizzazione con S. Teresa d'Avila
Festa di S. Teresa di Gesù Bambino
S. Teresa di Gesù Bambino, Vergine e Dottore della Chiesa
1 Ottobre | Festa
Nel 2025 la Chiesa celebrerà il centenario della canonizzazione di Santa Teresa. Durante l'omelia pronunciata in occasione della canonizzazione, Papa Pio XII disse: «Se tutti seguissero questa via dell'infanzia spirituale, vedrebbero quanto facilmente si potrebbe realizzare quella riforma della società umana che abbiamo proposto fin dall'inizio del nostro pontificato». Sulla parete della nicchia nella cripta della Basilica di San Pietro, dove è sepolto Pio XI, c'è un mosaico della santa.
La spiritualità semplice ma potente di Teresa ha catturato l'immaginazione dei cattolici e dei non cattolici nell'ultimo secolo. Il suo senso di impegno l'ha portata a una profonda esperienza dell'amore di Dio e del prossimo. Non ha mai avuto una vita facile, ma ha vissuto con un grande senso di pace e gioia.
Per più informazione su la vita di Santa Teresa di Lisieux
Discorso di Giovanni Paolo II per la Proclamazione a "Dottore della Chiesa"
La Proclamazione a "Dottore della Chiesa"
Edizioni Carmelitane ha pubblicato un libro per celebrare il 150° anniversario della sua nascita nel 1873 e il 100° anniversario della sua beatificazione, nonché il 100° anniversario della sua canonizzazione nel 2025. Maggiori informazioni sono disponibili qui:
Singing the Mercies of the Lord Writings on Saint Thérèse of Lisieux
Disponibile anche come ebook
S. Alberto di Gerusalemme, vescovo
17 Settembre | Festa
Nel 1205 Alberto fu nominato Patriarca di Gerusalemme e poco dopo Legato Pontificio per la provincia ecclesiastica di Gerusalemme. Arrivò in Palestina all'inizio del 1206 e visse a San Giovanni d'Acri perché, in quel periodo, Gerusalemme era occupata dai Saraceni.
A un certo punto, tra il 1206 e il 1214, Alberto fu avvicinato dagli eremiti riuniti sul Monte Carmelo, "presso la fonte di Elia", e gli fu chiesto di esporre il loro stile di vita sotto forma di Regola. La formula vitae di Alberto, un documento relativamente breve, incoraggiava le pratiche quotidiane degli eremiti per "seguire Cristo".
Durante la sua permanenza in Palestina, Alberto fu anche coinvolto in varie iniziative di pace, non solo tra i cristiani ma anche tra i cristiani e i non cristiani, e svolse i suoi compiti con grande energia e dedizione. Il 14 settembre 1214, durante una processione religiosa, fu pugnalato a morte.
L'elenco dei libri disponibili presso le Edizioni Carmelitane su Sant'Alberto e la Regola Carmelitana è riportato sotto.
Per saperne di più sulla vita di S Alberto di Gerusalemme ...
Leggi di più sulla Regola | Testo della Regola ...
Libri pubblicati dalle Edizioni Carmelitane sulla Regola di St. Alberto:
Alberto Patriarca di Gerusalemme. Tempo - Vita - Opera
Vincenzo Mosca, O. Carm.
La Regola del Carmelo: Origine, natura, significato
Carlo Cicconetti, O. Carm.
Expositio paraenetica in regulam carmelitarum: Un commento alla regola del Carmelo
Giovanni Soreth | Tradotto da Giovanna D'Aniello, O. Carm.
Abdicatio Proprietatis. Sens et Défi de la Pauvreté Religieuse selon la Règle du Carmel et son inculturation dans le contexte de l'Afrique
Jean-Maria Dundji Bagave Makanova, O. Carm.
La Regola del Carmelo. Per una nuova interpretazione
Bruno Secondin, O. Carm.
In Ossequio di Gesù Cristo. Programma di studi sulla Regola del Carmelo
Emanuele Boaga, O. Carm. & A. de Castro Cotta, CDP




















