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Celebrando in Casa - Ascensione del Signore
Chiamati, scelti, inviati
come il cuore di Dio nel mondo (Marco 16:15-20)
La festa dell'Ascensione commemora il ritorno di Gesù al Padre. Gesù ci lascia visivamente ma rimane con noi attraverso il dono dello Spirito. Celebreremo il dono e la presenza dello Spirito Santo domenica prossima, nella solennità di Pentecoste.
Il vero significato dell’odierna solennità non si trova nella partenza di Gesù, ma nel modo in cui chiama i suoi discepoli per riformarli come una nuova comunità a cui viene affidata la diffusione del Vangelo. Gesù invia i discepoli ad ammaestrare tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e per insegnare loro la sua via. Ma i discepoli, nell’esercizio di tale missione, non vengono lasciati soli. Gesù promette di essere sempre con loro.
Gesù ha richiamato il gruppo dei discepoli – che dopo la crocifissione si era come sfilacciato, sparpagliato – per formarli, fragili e dubbiosi come sono, come una comunità inviata in missione nel nome di Dio. È confortante vedere come Gesù non insista sulla perfezione prima di chiamarci e di affidarci la sua missione.
Questa missione è autorizzata da Dio e ci viene trasmessa attraverso Gesù. Non si tratta di esercitare un’autorità sugli altri, ma di una chiamata ad agire come Dio avrebbe agito, fedeli al cuore di Dio come Gesù ci ha insegnato.
Sin dalla Pasqua abbiamo proclamato che Gesù è vivo. Le solennità dell'Ascensione e della Pentecoste ci aiutano a renderci conto che facciamo parte di una lunga tradizione di discepoli fedeli. Abbiamo i nostri difetti e sperimentiamo i nostri fallimenti, ma la nostra chiamata è di testimoniare ed insegnare la via di Gesù così come siamo, con i valori e le attitudini che possediamo a livello di pensiero, parola e azione, con la finalità di essere la presenza vivente di Dio nel mondo odierno.
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Celebrando in Casa - Sesta Domenica di Pasqua
L'amore in mezzo a noi, L'amore dentro di noi (Gv 15:9-17)
Mentre ci avviciniamo alle prossime feste dell'Ascensione e della Pentecoste, il Vangelo di oggi ci aiuta a capire che Gesù è il nostro vincolo d'amore con il Padre e tra di noi.
Gesù ci mostra la via per vivere una vita piena e felice vivendo nell’amore: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
I comandamenti di Gesù riguardano sempre l’amore: l’amore per Dio e l’amore per il prossimo. Coloro che vivono secondo questi comandamenti dati da Gesù rimangono con lui, con gli altri e con il Padre nell’amore.
Gesù è il regno di Dio in persona. È sia l'immagine di Dio che il modello dell'essere umano redento che ognuno di noi è chiamato ad essere.
Quando Gesù dice di aver detto ai discepoli tutto ciò che ha imparato dal Padre, ci ricorda che Gesù era umano oltre che divino; che anche la sua vita è stata un cammino di apprendimento; un percorso in cui ha dovuto affrontare scelte e sfide. Gesù dice ai suoi discepoli che sono suoi amici. Sono diventati suoi amici perché ha condiviso con loro la sua conoscenza, comprensione e amore per il Padre.
Rimaniamo in Cristo rimanendo nel suo amore e amandoci l’un l'altro proprio come Cristo ha amato noi. Non siamo più servi ma amici di Gesù perché ci ha fatto conoscere tutto ciò che ha imparato da Dio.
Gesù ci ha scelti e incaricati di essere amore e di portare amore nel cuore del mondo.
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Celebrando in Casa - Quinta Domenica di Pasqua
Gesù, vera vite; in comunione con Lui
i rami portano molti frutti (Gv 15:1-8)
Siamo ancora nel nostro cammino pasquale. Dopo tre giorni di tante emozioni contrastanti dalla cena di Gesù con i suoi discepoli, attraverso la prova e la crocifissione, alla meraviglia delle donne alla tomba vuota - ci prepariamo ora a celebrare la venuta dello Spirito Santo a Pentecoste.
In questi cinquanta giorni, il nostro cammino si è stabilizzato ed è stato illuminato dalle parole della Prima Lettera di San Giovanni. Ha un messaggio centrale chiarito nella lettura di oggi: ci viene chiesto di credere in Gesù e amarci l’un l’altro. Ci viene poi assicurato che non siamo soli in questa sfida: “Sappiamo che vive in noi dallo Spirito che ci ha dato.” Il poeta Gerard Manley Hopkins fa eco a questo nella sua poesia As Kingfishers Catch Fire, che dice più o meno così: “Perché Cristo in diecimila posti agisce dolcemente, nelle membra e negli occhi che non sono i suoi.” Questa idea di Cristo che vive dentro di noi viene esplorata nel Vangelo di oggi, dove Gesù si dona alla “vera vite”. Ci dice: “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto”.
Attraverso i doni dello Spirito Santo possiamo sentire Cristo dentro di noi, non solo nei nostri pensieri, nelle nostre idee, nelle nostre azioni, ma nel profondo di noi stessi, nelle nostre anime e nei nostri cuori. La preghiera ci aiuta così come la riflessione sulla Scrittura, magari meditando le immagini bibliche, o facendo riecheggiare in noi le frasi che ci colpiscono particolarmente. Oppure possiamo stare fermi e semplicemente aprire i nostri cuori e ascoltare. Gesù dice: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi…”
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Celebrando in Casa - Quarta Domenica di Pasqua
Il Buon Pastore offre la sua vita,
le pecore lo conoscono e lo ascoltano (Gv 10:11-18)
La quarta domenica di Pasqua viene spesso denominata ‘Domenica del Buon Pastore’ perché a prescindere dall’anno liturgico in cui ci troviamo, il Vangelo si focalizza sempre sulla figura di Gesù come Buon Pastore.
Quest'anno, il brano del Vangelo parla di Gesù come un vero pastore pronto a dare la sua vita per le sue pecore. Non è come il mercenario che fugge quando appare il pericolo. Conosce le sue pecore e un giorno le raccoglierà tutte in un unico gregge.
Quest'anno, il brano del Vangelo parla di Gesù come un vero pastore pronto a dare la sua vita per le sue pecore. Non è come il mercenario che fugge quando appare il pericolo. Conosce le sue pecore e un giorno le raccoglierà tutte in un unico gregge.
Qualsiasi riflessione su Gesù come Buon Pastore serve anche per ricordarci che guidarci l’un l’altro nel nome di Gesù è parte della vocazione di ogni discepolo. Siamo abituati a pensare a Gesù come il buon pastore, ma dobbiamo pensare che anche noi possiamo essere o diventare ‘pastori buoni’ gli uni per gli altri.
Una delle cose positive della pandemia è stato vedere come molte persone si sono prodigate per gli altri, come “buoni pastori” per gli altri, fornendo sicurezza e protezione alle persone vulnerabili, sostenendo gli operatori sanitari, fornendo pasti e compagnia.
Questo è ciò che significa dare le nostre vite l'uno per l'altro.
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Celebrando in Casa - Terza Domenica di Pasqua
La condivisione dei discepoli, Gesù
e il dono della pace (Lc 24:35-48)
“Pace a voi” – sono così importanti queste parole di Gesù che le sentiamo tre volte nel Vangelo. La scorsa settimana abbiamo ascoltato il racconto di San Giovanni su una delle apparizioni di Gesù ai discepoli nei giorni dopo la sua morte e risurrezione. "La pace sia con voi", disse Gesù mentre aleggiava la forza dello Spirito Santo sui suoi discepoli timorosi e dubbiosi. Così facendo, Gesù ha fatto eco a ciò che aveva detto ai discepoli durante l'Ultima Cena dopo aver lavato loro i piedi: “Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14, 26-27). Ma Tommaso dubitava ancora e aveva bisogno di mettere le mani sul corpo ferito di Gesù prima di poter credere.
Il racconto di Luca dell’apparizione di Gesù inizia il terzo giorno dopo la crocifissione, il giorno in cui la sua tomba viene trovata vuota.
Sulla strada di Emmaus uno sconosciuto cammina con due dei discepoli e alla fine riconoscono Gesù “nello spezzare il pane” (Lc 24, 35). Il vangelo di questa settimana racconta ciò che segue a quest’episodio. Gesù appare in mezzo a tutti i discepoli, salutandoli di nuovo con: “Pace a voi”. Li rassicura che non è un fantasma, è ancora con loro nella carne. E mentre sono sbalorditi, Gesù pone una domanda molto umana: “Avete qui qualche cosa da mangiare?” Ancora una volta condivide un pasto con i suoi discepoli. E mentre condividono il cibo, apre i loro cuori e le loro menti per capire ciò che hanno visto e sentito.
Mentre condividiamo il cibo del nostro pasto eucaristico ogni volta che ci riuniamo a messa, ricordiamo che ogni volta che Gesù condivideva un pasto con i suoi discepoli, apriva i loro cuori e le loro menti. Gesù disse: “Toccatemi e guardate”.
Potremmo non essere lì a Gerusalemme in quella stanza con i discepoli che si protendono per toccare Gesù, ma possiamo toccare e vedere Gesù in tutte le cose buone che ci circondano nel nostro mondo: nel cibo che ci nutre, l'acqua che ci fa rivivere e ci lava, nell'amore di Dio, della famiglia e degli amici che ci sostengono. Tutto questo fa parte della Pace che ci è stata data e in queste parole sentiamo la nostra chiamata ad essere Pace nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nei luoghi di lavoro e nel mondo.
Celebrando in Casa - Seconda Domenica di Pasqua
Un incontro gioioso
Lo Spirito ricevuto
Il dubbio trasformato (Gv 20:19-31)
La grande festa di Pasqua di domenica scorsa ha dato inizio ai 50 giorni in cui la Chiesa celebra la Resurrezione, che si concluderanno con la festa di Pentecoste fra sei settimane.
Il Vangelo di ogni domenica è una meditazione su Gesù, ora il Cristo Risorto, che si fa riconoscere per mezzo delle scritture e nello spezzare il pane, portatore di vita piena, la nostra via, verità e vita, pegno dell’amore di Dio.
Nel Vangelo di oggi possiamo riscontrare due storie di trasformazione grazie all’incontro con Gesù risorto.
Innanzitutto, Gesù appare a un gruppo di discepoli spaventati e sconcertati, che si stanno nascondendo in una stanza. Le sue prime parole sono: ‘Pace a voi!’.
Nel momento in cui i discepoli riconoscono la presenza di Gesù Risorto in mezzo a loro, la paura e lo sconcerto si convertono in gioia. Ma non è tutto.
Subito dopo li invia per essere missionari di pace e di perdono. Ricevendo lo Spirito Santo i discepoli passano dall’essere un gruppo di persone impaurite e nascoste, ad essere proclamatori audaci dell’amore e della misericordia di Dio.
Sappiamo già che la paura genera isolamento e
solitudine. Ci conviviamo ogni giorno. Mentre prendiamo le misure necessarie per la nostra e altrui sicurezza, stiamo cercando di non lasciare che anche i nostri cuori si blocchino. C'è qualcosa di intrinsecamente buono nella natura umana. Le persone stanno trovando nuovi modi per prendersi cura gli uni degli altri. Come i ristoranti di prima classe che offrono centinaia di pasti a persone povere, anziane o sole. Ci sono molti altri esempi di persone che trasformano la paura e lo smarrimento in momenti di speranza e di gioia. Non riconosciamo forse la presenza di Gesù Risorto anche in queste azioni salvifiche?
La seconda storia del Vangelo di oggi è quella che tutti conosciamo come l’incredulità di Tommaso , anche se, in realtà, dovrebbe essere conosciuta come il credo di Tommaso – il dubbio è solo l'inizio della storia.
Gesù non sgrida o non rimprovera Tommaso. Se Tommaso sta cercando delle prove, gli basta solamente toccare Gesù per vedere che è reale. È l’incontro personale con Gesù che lo fa passare dall’essere dubbioso all’essere credente.
Ancora una volta il Vangelo ci ricorda che la fede non riguarda il credere con la ragione o alla ricerca di prove. La fede si trova solo nella nostra viva relazione con Gesù.
Forse in questo periodo possiamo trovarci un po’ più di tempo per sederci e parlare con Gesù, per riconoscerlo già presente nei nostri cuori, per permettere alle nostre paure e ai nostri dubbi di essere superati dall'amore, per trovare modi nuovi e creativi per trasformare l'oscurità in luce, pace e gioia per gli altri.
Possa la nuova vita che festeggeremo per i prossimi cinquanta giorni donarci la creatività dello Spirito di cui abbiamo bisogno per essere il cuore vivo di Dio nel nostro mondo di oggi.
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Celebrando in Casa - La Pasqua
Una tomba vuota, le vite sono cambiate per sempre,
presenza continua (Giovanni 20:1-9)
Quando qualcuno muore, una delle cose che spesso sperimentiamo è la sua assenza. I luoghi in cui viveva insieme a noi sono vuoti e il nostro cuore è smarrito.
Non è difficile per noi condividere il senso di vuoto e di smarrimento avvertito da Maria quando arriva alla tomba. Questa è una Pasqua come non abbiamo mai avuto prima. Senza le nostre consuete celebrazioni con la famiglia e gli amici può davvero sembrare molto vuota.
Se leggiamo i versetti successivi del Vangelo di Giovanni, ci imbattiamo in una storia di gioia travolgente: l’incontro di Maria Maddalena con Gesù risorto. Quando Gesù pronuncia il suo nome, Maria lo riconosce e la tristezza e il vuoto lasciano il posto ad un gioioso incontro.
È una storia di trasformazione: ci mostra come le cose possano cambiare quando incontriamo Gesù risorto.
In un certo senso, tutti siamo imprigionati dentro delle tombe contenenti i propri cari, le nostre ferite, le nostre paure e le nostre ansie.
Ciò di cui sembra abbiamo maggiormente bisogno è la presenza. Tuttavia, può essere il tempo in cui sperimentiamo l'assenza e la separazione, in particolare dai propri cari, dalla famiglia e dagli amici.
La pratica della presenza di Dio può venirci in aiuto, ricordandoci che siamo sempre alla sua presenza, che possiamo parlargli come ad un amico, che Dio è in questo momento con noi a prescindere da ciò che accade nella nostra vita, che Dio è il nostro compagno costante.
Alla fine, inizieremo a sentire più profondamente la presenza di Dio, non solo accanto a noi, ma anche dentro di noi. Alla fine, le paure e le ansie scompariranno e le relazioni interrotte inizieranno a ricomporsi. Dove una volta c'era solo un'assenza, ora c'è una Presenza calma, amorevole, curante. Sappiamo che non siamo soli. Le nostre tombe iniziano a svuotarsi e la gioia diventa di nuovo possibile.
La Risurrezione fa sì che la morte lasci il posto alla vita, l'impossibile diventi possibile, l'assenza divenga presenza.
Tutte le tue tombe possano divenire vuote!
Celebrando in Casa - Venerdì Santo
La Passione di Gesù
(Giovanni 18:1 - 19:42)
Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: ‘Chi cercate?’. Gli risposero: ‘Gesù, il Nazareno’. Disse loro Gesù: ‘Sono io!’. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse ‘Sono io’, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: ‘Chi cercate?’. Risposero: ‘Gesù, il Nazareno’. Gesù replicò: ‘Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano’. Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: ‘Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato’. Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò
l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco.
Gesù allora disse a Pietro: ‘Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?’
Pausa di riflessione silenziosa
Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: ‘È meglio che un uomo solo muoia per il popolo’.
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: ‘Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?’ Egli rispose: ‘Non lo sono’.
Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: ‘Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me?
Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto’. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: ‘Così rispondi al sommo sacerdote?’ Gli rispose Gesù: ‘Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?’. Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.
Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: ‘Non sei anche tu dei suoi discepoli?’ Egli lo negò e disse: ‘Non lo sono’. Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: ‘Non ti ho forse visto con lui nel giardino?’. Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Pausa di riflessione silenziosa
Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: ‘Che accusa portate contro quest'uomo?’. Gli risposero: ‘Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato’.
Allora Pilato disse loro: ‘Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!’. Gli risposero i Giudei: ‘A noi non è consentito mettere a morte nessuno’. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: ‘Tu sei il re dei Giudei?’. Gesù rispose: ‘Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?’. Pilato rispose: ‘Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?’. Rispose Gesù: ‘Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù’. Allora Pilato gli disse: ‘Dunque tu sei re?’ Rispose Gesù: ‘Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce’. Gli dice Pilato: ‘Che cos'è la verità?’. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: ‘Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?’. Allora essi gridarono di nuovo: ‘Non costui, ma Barabba!’. Barabba era un brigante.
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: ‘Salve, re dei Giudei!’. E gli davano schiaffi.
Pausa di riflessione silenziosa
Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: ‘Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in
lui nessuna colpa’. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: ‘Ecco l'uomo!’. Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: ‘Crocifiggilo, crocifiggilo!’. Disse loro Pilato: ‘Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa’. Gli risposero i Giudei: ‘Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio’. All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: ‘Di dove sei?’. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: ‘Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?’. Rispose Gesù: ‘Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande.’ Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: ‘Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare’. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno.
Pilato disse ai Giudei: ‘Ecco il vostro re!’ Ma quelli gridarono: ‘Via, via, crocifiggilo!’ Disse loro Pilato: ‘Metterò in croce il vostro re?’ Risposero i sommi sacerdoti: ‘Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare’. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Pausa di riflessione silenziosa
Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo.
Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: ‘Gesù il Nazareno, il re dei Giudei’. Molti Giudei lessero questa iscrizione,
perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: ‘Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei’. Rispose Pilato: ‘Ciò che ho scritto, ho scritto.’
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo.
Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: ‘Donna, ecco il tuo figlio!’ Poi disse al discepolo: ‘Ecco la tua madre!’ E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: ‘Ho sete’. Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: ‘Tutto è compiuto!’ E, chinato il capo, spirò.
Pausa di riflessione silenziosa
Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si
adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso . E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.
Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di àloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.
Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.
Pausa di riflessione silenziosa
Celebrando in Casa - Giovedì Santo
Lavanda dei piedi,
condivisione del pane e del vino: l'amore espresso nel servizio
Questa sera facciamo memoria del comandamento di Gesù di amarci gli uni gli altri, della lavanda dei piedi e dello spezzare il pane della sua stessa vita, non solo a tavola, ma anche sull’altare della Croce, per la guarigione e il nutrimento del mondo.
La liturgia del giovedì Santo è una meditazione sull’intimo legame tra Eucaristia e l’amore cristiano manifestato nel servizio reciproco. Cristo è presente non solo nell’Eucaristia, ma anche nelle gesta amorevole offerte agli altri attraverso la nostra persona.
Noi rendiamo ‘reale’ la presenza di Gesù in ogni sorriso, parola gentile e azione amorevole.
Celebrando in Casa - Domenica delle Palme
Un grande amore viene rivelato
(Marco 15:1-39)
Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco
Al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato.
Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia.
Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!».
E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Costrinsero a portare la sua croce un
tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.
Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch'egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia.
Poi fece rotolare una pietra all'entrata del sepolcro.
Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.
Tempo di silenzio per la riflessione
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