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Celebrando in Casa - Quarta Domenica di Avvento
Ricevete il vostro Dio!
(Luca 1:26-38)
La grande festa del Natale è quasi arrivata. Come sempre in Avvento, quanto promesso nella prima lettura si compie nella lettura del Vangelo. Abbiamo iniziato l'Avvento con il grido: ‘Vieni, Signore Gesù’. Concluderemo con il grido di gioia: ‘Dio è con noi!’
Nella prima lettura il re Davide vuole costruire una casa (un tempio) per Dio, ma Dio dice che, invece, sarà Lui a costruire a Davide e ai suoi discendenti una grande casa. A Dio non importa la costruzione di templi per se stesso e non sono le dimore di legno o di pietra che quelle che Lui vuole.
A Dio importa che gli venga costruita una dimora nella carne, nell’uomo. Dio costruisce un popolo in cui può vivere.
Nel Vangelo, Maria accetta l'invito di Dio a farsi Sua dimora ricevendo Cristo. E Dio prende dimora nella sua carne umana. Attraverso di lei, Dio è venuto a vivere permanentemente nell'umanità.
Questo è ciò di cui dobbiamo preoccuparci anche noi: trasformarci in una dimora vivente per Cristo. Il grande dono di Gesù al mondo non rimane congelato in un determinato momento storico. Attraverso di noi, quel Dono si rende presente in ogni momento della storia affinché Cristo in noi possa continuare a toccare, sostenere e guarire il mondo.
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Celebrando in Casa - Terza Domenica di Avvento
Rallegratevi! Il Signore è vicino
(Gv 1:6-8, 19-28)
Oggi è la domenica Gaudete. Il nome deriva dalla prima parola dell'antifona d'ingresso in latino, che significa ‘Rallegrati’. Il testo completo dell'antifona è: Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino.
Questo è ciò di cui ci rallegriamo: Dio ci è vicino.
Riconosciamo quella vicinanza nella presenza di Gesù, nato così tanto tempo fa, e la sua continua e attuale presenza attraverso lo Spirito Santo nelle nostre vite.
Ci rallegriamo del fatto che, sia se ce ne siamo accorti o meno, Dio è sempre stato con noi. Dio non ci ha mai lasciato.
L'Avvento riguarda soprattutto una nuova scoperta della presenza e della grazia di Dio nella nostra vita, nel nostro momento storico.
Questo è ciò che festeggiamo anche il giorno di Natale. Cristo è il grande regalo di Dio alla famiglia umana. Il Natale celebra non solo la nascita di Gesù in un momento della storia umana, ma la sua continua nascita in noi affinché sia presente in ogni momento della storia dell’uomo.
In attesa della venuta finale di Gesù, come Giovanni Battista, siamo chiamati ad essere testimoni della Luce. E lo si è meglio se si assume la missione del profeta della prima lettura, proprio come fece Gesù. Il Signore ci ha unti per portare la Buona Notizia ai poveri, per sanare i cuori spezzati, per proclamare la libertà ai prigionieri, un anno di grazia dal Signore. Dio si fida di noi per farlo. E, attraverso il nostro battesimo, siamo stati incaricati dalla Chiesa a farlo.
La nostra fede in (ovvero, la nostra relazione vivente con) Cristo deve essere vissuta apertamente, generosamente e aperti alla grazia, al servizio dei nostri fratelli e sorelle nel mondo per essere presenza viva di Gesù ai nostri giorni e ai nostri tempi.
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Celebrando in Casa - Seconda Domenica di Avvento
Preparate una via!
(Marco 1:1-8)
Il pentimento e il perdono consolano il popolo di Dio e preparano la via affinché il Signore entri nei nostri cuori. La magnifica prima lettura di oggi del profeta Isaia attende con ansia l'apparizione di Dio.
Grandi preparativi per il suo arrivo: i colli vengono abbassati, le valli innalzate, nel deserto viene tracciata una strada diritta. Il messaggio gioioso dell'avvicinarsi di Dio è proclamato dalle cime delle montagne e gridato per le strade.
Come si mostrerà questo Dio al suo popolo? Non come un re guerriero con una spaventosa dimostrazione di potenza militare o con i fulmini in mano, ma come un re pastore: nutre il suo gregge, raccoglie gli agnelli tra le braccia, li stringe al petto e guida le pecore madri a riposare. La venuta di Dio libera il suo popolo attraverso la tenerezza e il perdono.
Il Vangelo presenta Giovanni Battista come uno che viene preparando la via al Signore proclamando ‘un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. Secondo Marco, tutta la Giudea e l'intera Gerusalemme vanno da Giovanni per farsi battezzare e per ascoltare la proclamazione del perdono, un momento di vera conversione. Giovanni dice che verrà un altro, più potente di lui, che battezzerà, non con l'acqua, ma con lo Spirito Santo.
Le letture che la liturgia ci propone in Avvento ci aiutano a realizzare il profondo amore di Dio per noi e la sua presenza in noi attraverso lo Spirito Santo. Sapere che Dio ci tratterà sempre con amore e tenera cura ci aiuta ad orientarci ancora una volta verso di Lui e ad avere fiducia nella grandezza della sua misericordia.
Il nostro cammino d’Avvento ci mostra come preparare i nostri cuori ad una nuova scoperta della presenza di Dio nella nostra vita, a come riconoscere la presenza nascosta di Gesù in mezzo a noi e intorno a noi, a come orientarsi e guardare a Dio con fede, speranza e amore e a come essere presenza viva di Gesù nel nostro momento storico.
Le candele della Corona d’Avvento ci ricordano la luce e il calore sempre più forte dell'amore di Dio reso visibile in Cristo.
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Celebrando in Casa - Prima Domenica di Avvento
Vegliate!
(Marco 13:33-37)
Il nostro cammino d'Avvento inizia oggi. “Le letture dell'Avvento formano un ricco arazzo di immagini incentrate sulla verità per la quale Dio è venuto in mezzo a noi. In Avvento non pretendiamo di aspettare che Gesù nasca in una stalla. È successo una volta nella storia e non succederà più Ricordiamo quella nascita come ricordiamo i nostri compleanni. Il Dio che è venuto in mezzo a noi è ancora in mezzo a noi. L'invito dell'Avvento è prendere coscienza del tutto – della presenza pervasiva di Gesù risorto come l’Emmanuele - Dio in mezzo a noi’. (Da “Break Open the Word. The Liturgical Commission, Brisbane).
Il Vangelo di questa settimana ci chiama a vegliare, a ‘stare svegli’, ad essere vigili e attenti per non perderci il momento in cui Dio, ancora una volta, fa irruzione nella storia umana.
Il Dio che è venuto in mezzo a noi è ancora in mezzo a noi. In Avvento alleniamo i nostri occhi a vedere il regno di Dio più chiaramente in modo da poter essere totalmente coinvolti nell'azione di Dio nel mondo.
Viviamo nel tempo ‘intermedio’, tra la prima e l'ultima venuta di Gesù. Questo brano del Vangelo ci esorta a vegliare, a rimanere svegli, vigili e pronti non solo per il ‘giorno della venuta del Signore’ alla fine dei tempi, ma anche per quando la presenza di Dio irrompe nella nostra vita e nel nostro mondo.
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Celebrando in Casa - Festa di Cristo Re
Sii presenza viva di Dio
(Matteo 25:31-46)
Solo Matteo ci racconta questa storia del giudizio finale nel Regno di Dio. Egli dipinge un'immagine del glorioso arrivo del Re e dell'assemblea di tutte le nazioni dei popoli che vengono poi separate in due gruppi, pecore e capre.
Il giudizio viene quindi pronunciato, non sulla base della bellezza fisica, della ricchezza, del potere, dello status, e neanche della pratica religiosa.
Ciò che determina chi erediterà la vita eterna del Regno sono le opere di carità verso coloro che sono nel bisogno: gli affamati, gli assetati, gli stranieri, gli ignudi, i malati e i carcerati.
Sorprendentemente, non vi è alcuna menzione dell'elenco dei doveri religiosi come la preghiera, il culto liturgico, il digiuno, il dare le decime così come nessun’altra pratica religiosa identificabile.
Molto probabilmente si presume che queste cose siano già presenti in tutte le persone riunite. Ma la differenza tra i due gruppi consiste nel come hanno risposto alle necessità altrui.
Alla fine della giornata, il discepolo è chiamato ad essere il Regno (presenza vivente) di Dio nel mondo e a trasformare la sofferenza del suo popolo in gioia mediante atti di tenerezza e d’amore. Le capre sembrano aver aggravato le situazioni orribili subite dagli esseri umani a causa della loro negligenza e della loro mancanza d’amore.
Il discepolo virtuoso è la presenza viva di Gesù nel mondo. Realizza che Gesù ha affidato il regno nelle sue mani. Nel Regno di Gesù, il discepolo non è maestro ma ‘servo’: ricordate quanto spesso abbiamo sentito dire che i primi saranno gli ultimi e gli ultimi primi?
L'intera idea di ‘Regno’ è stata completamente riscritta nell'insegnamento di Gesù: c'è un solo maestro e voi siete tutti fratelli... I discepoli sono davvero dei re -hanno in loro il potere dello spirito di Gesù. Ma questo potere non deve essere esercitato nel senso classico di ‘avere potere sugli altri’, ma essendo veri servi. Il potere dello spirito di Gesù alimenta azioni di tenerezza e d’amore per i fratelli e le sorelle di Gesù, rovesciando le orribili condizioni umane e portando guarigione e salvezza.
Questa è, ancora una volta, una parabola di ‘avvertimento’ per i discepoli per assicurarsi che vivano correttamente la vita del Regno. Non viene intesa come una ‘profezia’ sull'ultimo giorno. È pensata, piuttosto, affinché i discepoli possano prestare attenzione al come cercare di vivere la vita del Regno che è stato loro affidato.
I discepoli di Gesù non devono ripetere l'errore dei farisei che oggettivano la fede in Dio e la riducono all'osservanza esterna.
I discepoli devono afferrare la vita (la grazia) del Regno dentro di loro, e operare laboriosamente con questo grande dono in modo che la vita di Gesù che opera in loro trabocchi in atti di tenerezza e d’amore; cosicché, unendosi nel cuore e nella mente con Cristo (come dice san Paolo), i discepoli diventino Cristo nel momento della storia in cui vivono - vedendo, pensando e agendo come Gesù avrebbe fatto.
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Celebrando in Casa - 33 Domenica del Tempo Ordinario
Far crescere il Regno
(Matteo 25:14-30)
In linea con il tema della parabola della scorsa settimana sulle donne sagge e stolte, anche questa parabola si concentra sulla saggezza. I servi saggi ripagano la fiducia che e il padrone aveva posto in loro, facendo fruttificare l’enorme quantità di denaro loro affidata. Come la donna perfetta della prima lettura, essi sono operosi e solerti, in contrasto con il terzo servo che usa la paura come scusa per non fare nulla.
Come la scorsa domenica, il Vangelo di oggi è un'altra parabola del ‘frattempo’: come viviamo come discepoli di Cristo, nel frattempo, mentre attendiamo il suo ritorno?
Il padrone affida le sue proprietà ai suoi servi e se ne va. Al suo ritorno, chiede un resoconto di ciò che ne hanno fatto. I servi che sono stati solerti e produttivi vengono lodati.
Cristo ci ha affidato il Regno di Dio. Siamo chiamati a lavorare con diligenza e in modo produttivo con lo Spirito affinché il Regno della grazia di Dio possa essere visto e sperimentato attraverso di noi, e affinché anche altri possano credere. I doni del Regno di amore, di giustizia, di misericordia, di compassione e di perdono si moltiplicano. Il Regno cresce.
Sia la prima lettura che il Vangelo di oggi lodano le persone che si impegnano e che mettono a disposizione le loro energie, quelle che fanno fruttificare ciò che gli è stato affidato. In queste letture troviamo un'immagine di come attendere la venuta finale di Cristo in questo ‘tempo intermedio’.
Il discepolo cristiano è chiamato a vegliare e ad aspettare, non in modo pigro o autoindulgente, ma a compiere con entusiasmo l'opera del Regno e a coltivare frutti di giustizia, misericordia, pace, speranza e amore nel nostro quotidiano.
È questo l'ideale di amministrazione responsabile che ci presenta il Vangelo. Ci è stata affidata la vita stessa di Dio. Cosa ne stiamo facendo? Che cosa ne faremo?
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- Celebrando in Casa - 33 Domenica del Tempo Ordinario
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Celebrando in Casa - 32 Domenica del Tempo Ordinario
Pronti e in attesa
(Matteo 25:1-13)
La sapienza è il cuore della prima lettura e del Vangelo. Nella Bibbia, la saggezza non è separata da Dio ma una personificazione femminile di vari attributi di Dio. La prima lettura presenta la saggezza come una luce che non viene mai meno. È Dio a prendere sempre l'iniziativa, cerca i credenti e si rivela a loro.
Anche la parabola del Vangelo è in linea con il tema della saggezza. Le dieci vergini (che rappresentano i discepoli) aspettano la venuta dello sposo (il ritorno di Cristo). Le vergini sagge portano con sé sia le lampade che l'olio di riserva. Le imprudenti hanno portato solo le loro lampade.
Mentre aspettano, le lampade delle imprudenti iniziano a spegnersi (la loro fede e il loro amore si sono raffreddati, le loro buone opere stanno svanendo). Le vergini sagge non possono prestare la loro fede, il loro amore e le loro buone azioni (l'olio) alle altre. Ogni discepolo deve assumersi la responsabilità personale della propria fede e della propria salvezza.
Il Signore riconosce il discepolo saggio che non vede l’affievolirsi del suo amore, della sua fede e delle sue buone opere, il quale può prendere il suo posto nel Regno di Dio.
Il discepolo deve rimanere vigile, e deve prepararsi per il “giorno della salvezza”, cercando di crescere sempre di più nella fede e nell’amore nella relazione con Dio.
Tale relazione d'amore con Dio porta frutto e si manifesta nelle buone opere tese al bene del prossimo.
È questo il significato dell’essere ascoltatori e operatori della Parola.
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Celebrando in Casa - 31 Domenica del Tempo Ordinario
Una fede sincera e solida
(Matteo 23:1-12)
Questa settimana si concludono gli avvertimenti contro i capi religiosi. È la parte finale di questa serie di letture in cui Gesù critica aspramente vari gruppi di guide che non hanno compreso il vero significato della religione e della fede in Dio.
Il problema si concentra sulla convinzione che la pratica religiosa sia tutto ciò che è necessario per essere giustificati agli occhi di Dio. Secondo Gesù, invece, il fulcro è la conversione, il processo continuo di volgersi verso Dio. Un po' alla volta, quando il nostro cuore viene cambiato dallo Spirito Santo, riusciamo a vedere con gli occhi di Dio e a sentire con il cuore di Dio. Ecco perché Gesù insiste sul fatto che l'importante è ciò che c'è nel cuore, non quante leggi religiose si rispettano.
Gli Scribi e i Farisei hanno una visione ‘unidimensionale’ e ristretta della religione e della fede. La visione di Gesù abbraccia l'intera persona nel cammino di fede. Come dice San Paolo nella Lettera ai Romani: la fede è un cammino di trasformazione a immagine e somiglianza di Cristo. Cambia e trasforma ogni parte di noi.
Nessun vero credente può vivere come se la fede e la vita fossero separate. Spesso i responsabili civili contemporanei vorrebbero che la Chiesa limitasse i suoi commenti solo alle cose ‘religiose’. Per noi, tutte le dimensioni della vita fanno parte del nostro orizzonte religioso: sociale, politico, economico, fisico, psicologico, mentale e spirituale.
Tutte queste dimensioni possono essere considerate dal punto di vista della nostra fede. Come disse Papa Giovanni Paolo II, "la luce del Vangelo deve essere proiettata su ogni aspetto della vita umana". Il nostro senso morale di ciò che è giusto e sbagliato si sviluppa quando riflettiamo sulle questioni della vita umana alla luce del Vangelo.
Il nostro non è mai un atteggiamento di "in guerra e in amore tutto è concesso". Qualunque sia la situazione o l'ambito umano in cui siamo coinvolti, le nostre parole e le nostre azioni devono sempre essere fedeli ai valori della nostra vita cristiana.
Con Cristo come unico maestro impariamo a percorrere il cammino della saggezza e dell'amore. Impariamo a vivere non secondo i valori del mondo, ma secondo i valori dello Spirito.
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Celebrando in Casa - 30 Domenica del Tempo Ordinario
Amare Dio e il prossimo
(Matteo 22:34-40)
Un altro tentativo di mettere alla prova Gesù è contenuto nel Vangelo di questa domenica. Le opinioni e le discussioni su quale fosse il comandamento più grande erano comuni tra i farisei e le domande in merito venivano poste spesso ai rabbini. Chiaramente, coloro che hanno posto questa domanda a Gesù stavano cercando di mettere in difficoltà Gesù, nel tentativo di screditarlo con la sua risposta.
Ancora una volta, Gesù non elude abilmente la domanda, ma va dritto al cuore della questione.
L'amore per Dio e l'amore per il prossimo sono riuniti in un unico ‘grande comandamento’.
Rifiutando di essere trascinato in una risposta ‘o l'uno o l'altro’, Gesù, come ha fatto la settimana scorsa, mette in giusta relazione due cose separate.
L'amore per Dio e l'amore per il prossimo sono due cose che stanno insieme. Ecco perché la prima lettura di oggi, tratta dall'Esodo, mette in guardia dal rischio di trattare male gli stranieri, le vedove e gli orfani e parla del comportamento corretto nei confronti dei prestiti e dei pegni. L'avvertimento viene dalle labbra di Dio. Non è solo un buon argomento di filosofia sociale, ma è l'esigenza di vivere la nostra fede.
Significa che la vera fede, come insegna Gesù, consiste nell'essere in relazione d'amore con Dio e con gli altri esseri umani. I riti religiosi sono concepiti come mezzi per riflettere, assaporare, ricordare, celebrare ed esprimere questo amore. A volte finiscono per essere riti ‘vuoti’, quando l'amore è stato sostituito dalla paura o quando l'amore è assente.
Il Regno di Dio non è un qualcosa di lontano, ma i momenti in cui la vita di Dio irrompe nella storia umana. Questi momenti portano amore, saggezza, grazia, compassione, generosità, perdono e pace. Chi si esercita nelle cose di Dio riconosce la presenza di Dio soprattutto nelle relazioni d'amore. Se i nostri riti nascono ed esprimono il nostro sincero amore per Dio e per il prossimo, allora hanno valore. Rischiamo sempre di mettere il rito al di sopra della pratica dell'amore.
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Celebrando in Casa - 29 Domenica del Tempo Ordinario
L'immagine di Dio
(Matteo 22:15-21)
Ciò che viene messo in evidenza in questo brano del Vangelo di Matteo non è l'abile risposta di Gesù, ma l'immagine di Dio che egli presenta.
Pur conoscendo le intenzioni dei farisei e degli erodiani, Gesù non rifiuta di entrare in dialogo con loro.
È la Parola di Dio sempre disposta a dialogare con gli esseri umani, anche con quelli che tramano contro di lui.
Non rispondendo direttamente alla domanda che gli viene posta, Gesù lascia la risposta nelle mani di coloro che la pongono. Gesù non si presenta con un elenco di soluzioni pronte per ogni difficoltà umana.
Una profonda attenzione alla parola e il discernimento (il dono dello Spirito) ci aiutano a rispondere, nel solco della prassi di Gesù, quando cerchiamo di capire qual è la cosa giusta da fare.
Dio non vuole sottrarci il potere, ma metterci in grado di vivere a immagine e somiglianza di Dio.
Forse le parole di Gesù, secondo cui la moneta che porta l'immagine di Cesare appartiene a Cesare, significano anche che le cose che portano l'immagine di Dio appartengono a Dio - compresi gli esseri umani e la creazione. Forse è per questo che Gesù non si è allontanato dai suoi interlocutori. Li riconosce per quello che sono: immagine e somiglianza di Dio.
Pensando alle tre parabole che abbiamo ascoltato nelle ultime settimane, possiamo dire che l'idea di restituire a Dio ciò che gli appartiene può essere intesa come restituzione dell'amore, della generosità, della giustizia e della bontà che abbiamo ricevuto da Dio. Proprio come Dio non ha perso nulla nel darci questi doni, noi non perdiamo nulla nel renderli reali nella nostra vita, in modo che anche gli altri possano partecipare alla vita di Dio attraverso la nostra.
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