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Displaying items by tag: Celebrating At Home

Venerdì, 07 Aprile 2023 07:00

Celebrando in Casa - La Pasqua

Una tomba vuota,
le vite sono cambiate per sempre,
presenza continua
(Giovanni 20:1-9)

Quando qualcuno muore, una delle cose che spesso sperimentiamo è la sua assenza. I luoghi in cui viveva insieme a noi sono vuoti e il nostro cuore è smarrito.

Non è difficile per noi condividere il senso di vuoto e di smarrimento avvertito da Maria quando arriva alla tomba. Questa è una Pasqua come non abbiamo mai avuto prima. Senza le nostre consuete celebrazioni con la famiglia e gli amici può davvero sembrare molto vuota.

Se leggiamo i versetti successivi del Vangelo di Giovanni, ci imbattiamo in una storia di gioia travolgente: l’incontro di Maria Maddalena con Gesù risorto. Quando Gesù pronuncia il suo nome, Maria lo riconosce e la tristezza e il vuoto lasciano il posto ad un gioioso incontro.

È una storia di trasformazione: ci mostra come le cose possano cambiare quando incontriamo Gesù risorto.
In un certo senso, tutti siamo imprigionati dentro delle tombe contenenti i propri cari, le nostre ferite, le nostre paure e le nostre ansie, soprattutto in questo momento.

Ciò di cui sembra abbiamo maggiormente bisogno nell’attuale situazione è la presenza. Tuttavia, questo è proprio il tempo in cui sperimentiamo l'assenza e la separazione, in particolare dai propri cari, dalla famiglia e dagli amici.

La pratica della presenza di Dio può venirci in aiuto, ricordandoci che siamo sempre alla sua presenza, che possiamo parlargli come ad un amico, che Dio è in questo momento con noi a prescindere da ciò che accade nella nostra vita, che Dio è il nostro compagno costante.

Alla fine, inizieremo a sentire più profondamente la presenza di Dio, non solo accanto a noi, ma anche dentro di noi. Alla fine, le paure e le ansie scompariranno e le relazioni interrotte inizieranno a ricomporsi. Dove una volta c'era solo un'assenza, ora c'è una Presenza calma, amorevole, curante. Sappiamo che non siamo soli. Le nostre tombe iniziano a svuotarsi e la gioia diventa di nuovo possibile.

La Risurrezione fa sì che la morte lasci il posto alla vita, l'impossibile diventi possibile, l'assenza divenga presenza.

Tutte le tue tombe possano divenire vuote!

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Martedì, 04 Aprile 2023 01:10

Celebrando in Casa - Venerdì Santo

La Passione di Gesù
(Giovanni 18:1 - 19:42)

Passione di Gesù secondo Giovanni

Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: ‘Chi cercate?’. Gli risposero: ‘Gesù, il Nazareno’. Disse loro Gesù: ‘Sono io!’. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse ‘Sono io’, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: ‘Chi cercate?’. Risposero: ‘Gesù, il Nazareno’. Gesù replicò: ‘Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano’. Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: ‘Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato’. 

Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: ‘Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?’

Pausa di riflessione silenziosa

Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: ‘È meglio che un uomo solo muoia per il popolo’.

Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: ‘Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?’ Egli rispose: ‘Non lo sono’. Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: ‘Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto’. Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: ‘Così rispondi al sommo sacerdote?’ Gli rispose Gesù: ‘Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?’. Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.

Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: ‘Non sei anche tu dei suoi discepoli?’ Egli lo negò e disse: ‘Non lo sono’. 

Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: ‘Non ti ho forse visto con lui nel giardino?’. Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

Pausa di riflessione silenziosa

Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: ‘Che accusa portate contro quest'uomo?’. Gli risposero: ‘Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato’. Allora Pilato disse loro: ‘Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!’. Gli risposero i Giudei: ‘A noi non è consentito mettere a morte nessuno’. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: ‘Tu sei il re dei Giudei?’. Gesù rispose: ‘Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?’. Pilato rispose: ‘Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?’. Rispose Gesù: ‘Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù’. Allora Pilato gli disse: ‘Dunque tu sei re?’ Rispose Gesù: ‘Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce’. Gli dice Pilato: ‘Che cos'è la verità?’. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: ‘Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?’. Allora essi gridarono di nuovo: ‘Non costui, ma Barabba!’. Barabba era un brigante.

Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: ‘Salve, re dei Giudei!’. E gli davano schiaffi.

Pausa di riflessione silenziosa 

Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: ‘Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa’. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: ‘Ecco l'uomo!’. Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: ‘Crocifiggilo, crocifiggilo!’. Disse loro Pilato: ‘Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa’. Gli risposero i Giudei: ‘Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio’. All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: ‘Di dove sei?’. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: ‘Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?’. Rispose Gesù: ‘Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande.’

Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: ‘Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare’. Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: ‘Ecco il vostro re!’ Ma quelli gridarono: ‘Via, via, crocifiggilo!’ Disse loro Pilato: ‘Metterò in croce il vostro re?’ Risposero i sommi sacerdoti: ‘Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare’. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

Pausa di riflessione silenziosa

Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: ‘Gesù il Nazareno, il re dei Giudei’. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: ‘Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei’. Rispose Pilato: ‘Ciò che ho scritto, ho scritto.’

I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così.

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: ‘Donna, ecco il tuo figlio!’ Poi disse al discepolo: ‘Ecco la tua madre!’ E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: ‘Ho sete’. Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: ‘Tutto è compiuto!’ E, chinato il capo, spirò.

Pausa di riflessione silenziosa

Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.

Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore
dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e
prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di àloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.

Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.

Pausa di riflessione silenziosa

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Martedì, 04 Aprile 2023 00:30

Celebrando in Casa - Giovedì Santo

Lavanda dei piedi,
condivisione del pane e del vino: l'amore espresso nel servizio

Questa sera facciamo memoria del comandamento di Gesù di amarci gli uni gli altri, della lavanda dei piedi e dello spezzare il pane della sua stessa vita, non solo a tavola, ma anche sull’altare della Croce, per la guarigione e il nutrimento del mondo.

La liturgia del giovedì Santo è una meditazione sull’intimo legame tra Eucaristia e l’amore cristiano manifestato nel servizio reciproco. Cristo è presente non solo nell’Eucaristia, ma anche nelle gesta amorevole offerte agli altri attraverso la nostra persona.

Noi rendiamo ‘reale’ la presenza di Gesù in ogni sorriso, parola gentile e azione amorevole.

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Venerdì, 31 Marzo 2023 15:49

Celebrando in Casa - Domenica delle Palme

L'amore rivelato
(Matteo 27:11-54)

Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

Matteo presenta la passione non come un atto raccapricciante, ma come mezzo di salvezza. La croce fa parte del piano di Dio, non è un tragico errore.

In quel tempo Gesù comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: ‘Sei tu il re dei Giudei?’. Gesù rispose: ‘Tu lo dici’. E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.

Allora Pilato gli disse: ‘Non senti quante testimonianze portano contro di te?’. Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: ‘Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?’. Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: ‘Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua’. Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: ‘Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?’. Quelli risposero: ‘Barabba!’. Chiese loro Pilato: Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?’. Tutti risposero: ‘Sia crocifisso!’. Ed egli disse: ‘Ma che male ha fatto?’. Essi allora gridavano più forte: ‘Sia crocifisso!’

Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: ‘Salve, re dei Giudei!’. Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo. 

Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa ‘Luogo del cranio’, gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia.

Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: ‘Costui è Gesù, il re dei Giudei’. Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: ‘Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!’.

Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: ‘Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!’.

Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: ‘Elì, Elì, lemà sabactàni?’, che significa: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’.

Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: ‘Costui chiama Elia’. E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: ‘Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!’. Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

[Qui si fa una breve pausa] 

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.

Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: ‘Davvero costui era Figlio di Dio!’

Tempo di silenzio per la riflessione

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Venerdì, 24 Marzo 2023 11:12

Celebrando in Casa - V Domenica di Quaresima

Liberatelo e lasciatelo andare
(Giovanni 11:1-45)

L'ultimo dei tre Grandi Vangeli della Quaresima è quello di oggi: una storia evangelica di vita e di libertà.
Come i vangeli delle ultime due domeniche, la drammatica storia di Gesù che risuscita il suo amico Lazzaro dai morti è una storia di amore, fede e fiducia.

Ci sono tre diversi gruppi di credenti in questa storia: quelli che credono che Gesù avrebbe potuto evitare la morte di Lazzaro (Gesù è già noto per essere un guaritore); quelli che sono arrivati a credere in lui perché vedono Lazzaro risorgere e quelli, come Marta, che credono in Gesù anche se Lazzaro è morto.
In questo Vangelo Gesù si dichiara essere ‘la risurrezione e la vita’. Lo vediamo profondamente commosso per la morte del suo amico. Lo vediamo in seria preghiera davanti a Dio. Lo vediamo pieno di forza mentre ordina a Lazzaro di uscire dalla tomba.

Una cosa che raramente viene commentata di questa storia è l'immagine di amore che la pervade. Gesù ha trattato la Samaritana con dignità, rispetto, dolcezza e amore, e ha allungato la mano per guarire il cieco senza che nessuno glielo chiedesse. In questa storia si vede chiaramente il suo amore per Marta, Maria e Lazzaro e il dolore che prova per questo amore.

Per me, questo racconto mette in luce ancora una volta il legame tra fede e amore. Se Giovanni ha inteso questo racconto per rassicurare la sua comunità (coloro che hanno fede in Gesù), allora chiarisce che anch'essi sono amati da Gesù, e suggerisce in un certo modo che anche Gesù piange quando il male (la malattia e la morte) colpisce i suoi amici (i credenti). La rassicurazione finale è che questa relazione d'amore e di fede che abbiamo con Gesù non solo ci sostiene nella vita, ma ci vede anche attraverso i momenti bui della sofferenza e della morte - in ultima analisi, verso una vita al di là delle restrizioni (dei vincoli) che troviamo in questo mondo.

Finalmente saremo liberi.

Per me, le parole più potenti del Vangelo sono:

Liberatelo e lasciatelo andare.

La libertà è una delle aspirazioni più profonde del cuore umano. Desideriamo essere liberi dalla malattia, dalle preoccupazioni, dalla paura, (soprattutto in questo momento) dalle aspettative degli altri, dal senso di colpa, dalle nostre colpe e così via. La libertà definitiva è la libertà dalla morte eterna.

Sappiamo che possiamo essere fisicamente vivi e spiritualmente morti attraverso l'invidia, l'avidità, la paura, l'odio. Sappiamo di poter portare la morte agli altri attraverso la menzogna, il pettegolezzo, la cattiveria, la crudeltà, il rifiuto del perdono e così via.

Vivendo la vita di Cristo portiamo vita, amore e libertà a noi stessi e agli altri.

Tempo di silenzio per la riflessione

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Venerdì, 17 Marzo 2023 09:11

Celebrando in Casa - IV Domenica di Quaresima

In cammino verso la luce
(Giovanni 9:1-41 Forma breve)

Nel Vangelo di questa domenica accompagniamo l'uomo nato cieco nel suo cammino verso la luce.
La prima cosa che leggiamo nella versione intera di questo Vangelo è che Gesù annuncia che l'uomo è senza peccato: è nato cieco perché la gloria di Dio possa essere vista all'opera in lui. Poi Gesù dona la vista al cieco. Si noti che l'uomo non ha chiesto di essere guarito: questa è un'iniziativa di Gesù, che fa il primo passo e tende la mano amorosamente. È così che Gesù si avvicina anche a noi.

Quando l'uomo torna a casa, i vicini e gli amici non lo accolgono con gioia. Al contrario, viene accolto con molte domande e molto sospetto. Sembrano non vedere ciò che è accaduto all'uomo. Questi stessi vicini e amici portano l'uomo dalle autorità religiose per vedere cosa ne pensano della situazione. Ma anche loro accolgono l'uomo con molte domande e grande sospetto e alla fine lo allontanano. Anche loro sono ciechi di fronte all'opera di Dio, sia nell'uomo che in Gesù che lo ha guarito.

Gesù cerca l'uomo e gli chiede se crede. L'uomo chiede in chi deve credere. Gesù risponde: ‘In me’. L'uomo, che ora vede chiaramente chi è Gesù, crede e lo adora.

L'intero mondo dell'uomo è stato totalmente trasformato dalle tenebre più totali alla luce grazie all'azione amorevole di Gesù. 

Un po' alla volta, nel corso della lettura, l'uomo si è reso conto di chi fosse Gesù. All'inizio Gesù è semplicemente ‘un uomo’, poi ‘un profeta’, poi ‘Figlio dell'uomo’ e infine ‘Signore’.

Anche noi possiamo essere ciechi di fronte ai molti modi in cui Dio è presente nella nostra vita e in quella di chi ci circonda. 

Può essere necessario un po' di tempo nel nostro cammino di fede per rendersi conto di chi è Gesù e per permettere alla nostra vita di essere riempita di Luce.

Le candele che usiamo nelle nostre chiese ci ricordano la vitalità e la vita di Cristo che ci è stata affidata. Con le nostre menti illuminate e i nostri cuori riscaldati dallo Spirito di Cristo, anche noi sviluppiamo una vera comprensione e, quando il cuore di Dio comincia a battere nel nostro, diventiamo luce e calore gli uni per gli altri.

Che la luce di Cristo arda forte in noi!

Tempo di silenzio per la riflessione

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Venerdì, 10 Marzo 2023 08:34

Celebrando in Casa - III Domenica di Quaresima

Vieni e bevi
(Giovanni 4:5-16, 19-26, 39-42)

Domenica scorsa il Vangelo della Trasfigurazione ha completato la ‘piccola parabola’ che dà inizio alla Quaresima. I Vangeli delle prime due domeniche descrivono il senso della Quaresima e della vita cristiana: un viaggio costante dalla tentazione e dal dubbio alla trasfigurazione e alla fede; un viaggio per non lasciarsi tentare dal male e per lasciarsi cercare dal bene grazie all'azione dello Spirito Santo di Dio dentro di noi.

I Vangeli delle prossime tre domeniche chiariscono che la via dalla tentazione alla trasfigurazione è in e attraverso Gesù Cristo, che è Acqua viva, Luce e Vita per l'aspirante discepolo. Sono tre grandi storie di Giovanni sulla risposta nella fede:

• La samaritana al pozzo - arrivare alla fede nonostante le barriere, la storia personale, le differenze di tradizione religiosa, le circostanze della vita.

• L'uomo nato cieco - la fede cresce in mezzo a ogni tipo di prova e al dubbio degli altri.
• La risurrezione di Lazzaro - la fede viene messa alla prova fino all'estremo con la morte.

Il primo dei tre ‘grandi Vangeli’ della Quaresima è di questa prima domenica: l'incontro tra Gesù e la Samaritana.

Le basi del Vangelo sono poste nella prima lettura dell'Esodo. Il popolo ha sete, Dio gli dà l'acqua, anche se gli si rivolge contro e lo ‘mette alla prova’.

Dalla storia dell'incontro di Gesù con la donna possiamo dedurre che la fede passa attraverso l'incontro personale con Gesù, che ci offre l'acqua viva del suo Spirito. Gesù ci offre il suo Spirito nonostante ogni tipo di barriera, la nostra storia personale o le circostanze e la nostra spesso ostinata riluttanza. La fede è un viaggio: ci vuole tempo per capire cosa ci viene offerto e chi ce lo offre. Alcune barriere relative alla religione o alla pratica religiosa devono essere superate per entrare pienamente nella fede che non dipende da rituali cultuali. La fede ci rende missionari, evangelisti, annunciatori della Buona Novella.

L'acqua è un potente simbolo di vita. Si può resistere molti giorni senza cibo, ma solo pochi senza acqua. Nella nostra tradizione cristiana l'acqua è un forte simbolo della vita di Dio che ci sostiene e fa rinascere i nostri cuori. Per questo la usiamo nel Battesimo e per benedire gli oggetti e noi stessi. L'acqua viva che Gesù promette è il suo Spirito. Uno spirito che guarisce e trasforma, che gode dell'esperienza dell'amore e della misericordia di Dio, che non può fare a meno di proclamare la bontà di Dio.

Il nostro nuovo incontro con lo spirito di Cristo in questa Quaresima ci guarisce e ci trasforma, facendoci diventare un ‘vangelo vivente per tutti’.

Tempo di silenzio per la riflessione

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Giovedì, 02 Marzo 2023 15:09

Celebrando in Casa - II Domenica di Quaresima

Trasfigurazione
(Matteo 17,1-9)

Il Vangelo della Trasfigurazione di questa domenica completa la ‘parabola’ formata dai Vangeli delle prime due domeniche di Quaresima.

Questi brani del Vangelo ci dicono cosa sono la Quaresima e la vita cristiana: si tratta di un costante viaggio dalla tentazione e dal dubbio alla trasfigurazione e alla fede. Trasfigurazione significa essere ‘attraversati’ dalla presenza di Dio.

Essere trasfigurati significa permettere alla presenza di Dio di trasformarci completamente. È una rivoluzione della mente e del cuore guidata dallo Spirito di Dio e resa possibile dalla nostra apertura di cuore.

La nostra vita di cristiani consiste nell'essere trasfigurati dallo Spirito di Dio in modo che Dio si manifesti e venga sperimentato attraverso di noi.

Questo è ciò che hanno visto Pietro, Giacomo e Giovanni in Gesù trasfigurato.

Il cammino verso la trasfigurazione richiede fede e perseveranza. La storia di Abramo nella prima lettura è una storia di grande fede e fiducia. Abramo deve fare i conti con la perdita del suo amato figlio, la fonte di tutta la sua speranza per il futuro. Si è fidato e suo figlio è stato risparmiato.

Questo è stato per Abramo un chiaro segno che Dio stava per dare vita, e non morte, al suo popolo.

Ci vogliono fede e perseveranza per osare e lasciarsi guidare dalla passione, dalla speranza e dalla volontà di Dio piuttosto che dai nostri desideri e dalla nostra volontà.

L'ascolto della parola vivente del ‘Figlio diletto’ forma in noi il cuore di Dio.

Momento di silenzio per la riflessione personale

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Giovedì, 23 Febbraio 2023 12:53

Celebrando in Casa - I Domenica di Quaresima

Dalla tentazione alla trasfigurazione
(Matteo 4:1-11)

Il nostro lungo viaggio quaresimale è iniziato! È un viaggio che inizia nelle ceneri e finisce con l’acqua. Conosciamo il potere del fuoco, la sua capacità di distruggere, annerire e ridurre in cenere.

Sappiamo che il male può fare lo stesso: distruggere l’integrità del nostro spirito, annerire le nostre vite e ridurre la bellezza della vita umana in cenere e polvere.

Iniziamo la Quaresima riconoscendo che la cenere è quella parte di noi che accoglie, crea e compie il male, quei posti nel nostro cuore dove il fuoco della rabbia, dell'amarezza, dell'egoismo o della chiusura della mente e del cuore non ha lasciato altro che fredda cenere.

La cenere ci ricorda che la nostra vera vita non si trova nelle cose mortali che alla fine si trasformano in polvere, ma nelle cose eterne.

Sappiamo anche che dalla cenere può germogliare una nuova vita, che può crescere forte e fiorire in pienezza: questo è il miracolo pasquale.

Come sempre, i Vangeli delle prime due domeniche di Quaresima forniscono una tabella di marcia per il nostro viaggio quaresimale dalla tentazione (questa domenica) alla trasfigurazione (domenica prossima).

Ci lasciamo tentare dalla cenere dell'egoismo e della chiusura del cuore ad una vita di bontà. Celebriamo la grazia di Dio nei nostri confronti condividendo ciò che abbiamo con coloro che ne hanno bisogno, che si tratti di cibo, denaro, tempo, amore, amicizia o compassione. Questo è ciò che significa ‘convertirsi e credere al Vangelo’.

In questi giorni in cui siamo così consapevoli dell’importanza della vita umana nella creazione divina, forse potremmo pensare a un digiuno permanente dovuto al nostro consumo eccessivo di energia, di cibo e di benzina, per permettere alla nostra terra di guarire, respirare e continuare essere fonte di nutrimento e di vita per l'intera famiglia umana.

Tempo di silenzio personale per la riflessione

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Fa’ un passo in più
(Matteo 5:38-48)

Vendetta, ritorsione e violenza sembrano essere parte integrante dell'esperienza umana.

Quando veniamo feriti, il nostro primo istinto è spesso quello di reagire, di vendicarci di chi ci ha fatto del male -di ‘ripagarlo’, come diciamo noi.

È così che si innescano cicli di violenza. Questi cicli possono continuare, ad esempio tra le famiglie, per generazioni, perdurando a lungo dopo che il fatto iniziale è stato dimenticato.
Continuando il Discorso della Montagna nel Vangelo di oggi, Gesù invita i suoi discepoli a un nuovo modo di gestire la sofferenza e il comportamento ingiusto: non con la vendetta e la ritorsione, ma con generosità e perdono a cuore aperto.

L'insegnamento di Gesù deve essere sembrato ai suoi uditori il delirio di un pazzo. Anche per noi oggi questo insegnamento può essere ‘difficile da digerire’.

Gesù ci chiede seriamente di porgere l'altra guancia a chi ci colpisce, di subire una doppia ferita? Se qualcuno vuole la nostra tunica, dobbiamo dargli anche il nostro mantello? Se qualcuno ci obbliga a fare un miglio, dobbiamo davvero fare due miglia con lui? Amare i nostri nemici? Pregare per coloro che ci perseguitano? Davvero?

La sfida contenuta nelle parole di Gesù consiste nel far sì che i discepoli agiscano sempre, nei rapporti con gli altri, come agirebbe Dio. È così che possiamo spezzare i cicli di violenza che altrimenti ci intrappolerebbero.

Gesù chiama i suoi discepoli a una giustizia più abbondante anche quando sono trattati ingiustamente. Riprende le interpretazioni tradizionali degli antichi insegnamenti biblici, li corregge e li estende con un'interpretazione più ampia.

La virtù e la rettitudine non consistono nell'apparire bene all'esterno, rispettando alla lettera la Legge. Si tratta di essere buoni dentro e di agire per il bene degli altri, permettendo al cuore di Dio di regnare nel nostro. È questo che ci porta ad avere un rapporto sano con Dio e con il prossimo.

La vera virtù cristiana va sempre al di là di ciò che è richiesto. È sempre disposta a ‘fare un miglio in più’ nella tolleranza, nell'amore, nel perdono e nella misericordia. Rispecchia l'eccessiva generosità di Dio.

La perfezione della vera santità si trova nell'agire verso gli altri, compresi i nostri nemici, come Dio agisce verso tutti noi.

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