Nella sua provvidenza Dio ha disposto di non porre rimedio ai nostri mali e di non concederci le sue grazie se non per mezzo della preghiera, e che attraverso la preghiera di alcuni si salvino gli altri (cfr. Gc 5, 16 ss). Se i cieli stillarono dall'alto e le nubi fecero piovere con giustizia, se si aprì la terra e germogliò il Salvatore (cfr. Is 45,8), Dio volle che precedessero la sua venuta le grida e le suppliche dei santi padri e specialmente di quella Vergine singolare che persuase i cieli con la fragranza delle sue virtù e attirò nel suo seno il Verbo increato. Venne il Redentore e per mezzo di una preghiera continua riconciliò il mondo con il suo Padre. Perché la preghiera di Gesù Cristo e i frutti della sua redenzione si applichino a qualche nazione o popolo, perché vi sia chi illumini con la predicazione del vangelo e amministri loro i sacramenti, è indispensabile ci sia qualcuno o molti che con gemiti e suppliche, con preghiere e sacrifici abbiano conquistato quel popolo e lo abbiano riconciliato con Dio.
A ciò, tra altri fini, mirano i sacrifici che offriamo sui nostri altari. L'ostia santa che su di essi presentiamo tutti i giorni al Padre, accompagnata dalle nostre suppliche, non ha solo lo scopo di rinnovare la memoria della vita, passione e morte di Gesù Cristo, ma anche di obbligare per mezzo di essa il Dio della bontà perché si degni applicare la redenzione del suo figlio alla nazione,provincia, città, villaggio, o a quella o quelle persone per le quali viene celebrata la santa Messa. Proprio in essa si tratta con il Padre la redenzione, ossia la conversione delle nazioni. Prima che la redenzione fosse applicata al mondo o, che è lo stesso, prima che lo stendardo della croce fosse innalzato tra le nazioni, il Padre dispose che il suo Unigenito, fatto carne, ne trattasse con lui per mezzo di «suppliche continue, con forti grida e con lacrime» (Eb 5, 7), con angosce di morte e con lo spar-gimento di tutto il suo sangue, specialmente sull'altare della croce, che innalza sulla cima del Calvario.
Per concedere la sua grazia anche a coloro che non la chiedono né possono chiederla, o non vogliono, Dio ha disposto e comandato: «Pregate gli uni per gli altri,perché possiate salvarvi» (Gc 5, 16 ss). Se Dio concesse la grazia della conversione a sant'Agostino, ciò è dovuto alle lacrime di santa Monica; e la Chiesa non avrebbe san Paolo, afferma un santo padre, se non fosse per la preghiera di santo Stefano. Ed è degno di essere qui ricordato che gli apostoli,inviati a predicare e ad insegnare a tutte le nazioni, riconoscono che il frutto della loro predicazione era piuttosto effetto della preghiera che delle loro parole, quando eleggendo i sette diaconi perché si occupassero delle opere esterne di carità affermano: «Noi ci dedicheremo con continuità alla preghiera e al ministero della parola» (At 6, 4). Si noti bene: dicono che si dedicheranno prima alla preghiera e solo in seguito al ministero della parola, perché senza dubbio non andarono mai a convertire un popolo prima di averne ottenuto la conversione nella preghiera.
Gesù Cristo trascorse tutta la sua vita in preghiera e predicò solo tre anni.
Così come Dio non dispensa le sue grazie agli uomini se non mediante la preghiera, perché vuole che lo riconosciamo come fonte da cui deriva ogni bene, nemmeno vuole salvarci dai pericoli né curare le piaghe né consolare nelle afflizioni se non per mezzo della preghiera stessa.
Per saperne di più sulla vita del Beato Francesco Palau, OCD ...