Lettera alla Famiglia Carmelitana per la Festa di Nostra Signora del Monte Carmelo 2022
Fratelli e sorelle della Famiglia carmelitana,
con l'avvicinarsi della solennità di Nostra Signora del Monte Carmelo, ci troviamo in un clima di festa. Vogliamo celebrare e ringraziare Dio per tutto ciò che la Madonna del Carmine rappresenta per noi. In particolare, vogliamo ringraziare Dio e la Madonna perché la paura che avevamo per Covid-19 in questo periodo dell'anno scorso è diminuita e la vita per molti sta tornando a essere normale. Allo stesso tempo, continuiamo a pregare per la protezione della Madonna su di noi e sul mondo.
Questo anno per noi è stato benedetto con la canonizzazione di San Tito Brandsma. Chi potrà mai dimenticare quei giorni di gioia e felicità a Roma e quel momento in Piazza San Pietro quando, insieme ad altri nove discepoli di Cristo, il nostro fratello Tito è stato dichiarato santo?
Purtroppo, quest'anno è stato segnato anche dall'invasione dell'Ucraina da parte delle forze russe, che si aggiunge ai tanti altri mali che causano tanta sofferenza a persone innocenti in tutto il mondo. Pensiamo ai tanti rifugiati, ai senza tetto che vivono nei campi profughi, molti dei quali sono donne e bambini. Nel frattempo gli uomini continuano a essere costretti a combattere in armi non desiderate.
La celebrazione di Nostra Signora del Monte Carmelo, l'esempio e l'ispirazione di San Tito Brandsma ci invitano quest'anno a riflettere sul dono del Carmelo, attraverso l'esperienza del nostro nuovo santo. Possiamo vedere ciò che il Carmelo ci offre come la motivazione più profonda per l'opera di pace. Possiamo contemplare e fare nostro il desiderio di Dio per la pace e per la piena dignità della persona umana.
Mentre Maria si trovava ai piedi della croce, insieme a Giovanni, il discepolo amato, e alle altre donne, Gesù ha creato in quel momento un nuovo tipo di famiglia umana, costruita non sui legami di sangue, ma sulla realtà di persone che si prendono cura l'una dell'altra. Ora è il figlio che accoglie la madre nella sua casa. Le cose sono cambiate. Il sogno e il progetto sono che i figli e le figlie vengano al mondo e, crescendo, diventino capaci di prendersi cura di tutto ciò che esiste prima di loro per trasmetterlo ai figli e alle figlie che verranno dopo di loro.
Sia il Corona virus che l'accoglienza riservata ai rifugiati dal conflitto in Ucraina ci hanno dato in molti casi nuovi esempi di come le persone si prendano cura l'una dell'altra, soprattutto in tempi di profonda sofferenza. Osservando le precauzioni nei confronti del Corona virus, sapevamo che stavamo proteggendo noi stessi e gli altri. Accettando le restrizioni sui contatti sociali, lo abbiamo fatto per contribuire a fermare la diffusione del virus, cosa che ora, grazie a Dio, sembra essere a portata di mano. Poi il flusso di rifugiati dal conflitto in Ucraina è arrivato alle nostre porte. In tutta Europa c'è stata un'accoglienza che ha sorpreso anche noi stessi. Governi e singoli cittadini hanno aperto i loro uffici e le loro case per accogliere persone che si sono trovate in un istante a dover lasciare le loro case e i loro beni per cercare rifugio da un violento attacco sceso dal cielo.
Il Monte Carmelo rappresenta per noi il luogo dell'incontro mistico e fraterno, dove i membri giungevano a una conoscenza più profonda di Dio e degli altri attraverso tutto ciò che facevano con la loro vita di solitudine e con il loro riunirsi, meditando giorno e notte sulla legge del Signore. Questa è anche la nostra strada. Sotto il patrocinio della Beata Vergine Maria, in fedeltà a Gesù Cristo, attraverso la nostra solitudine e il nostro incontro costruiamo una cultura di pace tra di noi e così facciamo nascere una Parola di Pace per il mondo.
Ogni settimana, nella Liturgia delle Ore, ripetiamo il cantico di Isaia, che parla del monte della pace.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s'innalzerà sopra i colli,
Il monte più alto è quello che è più degno di onore. Se avesse una voce, sarebbe quella che ascolteremmo di più. Tra le tante voci che ci dicono cosa dovrebbe accadere nel mondo, rivolgiamo la nostra attenzione alla voce che parla di verità, trasparenza e amore, una voce e una visione che stanno al di sopra di ogni altra visione, in particolare di quelle che si basano sulla preoccupazione di soddisfare gli interessi di pochi, mentre milioni di persone soffrono la fame, sono senza casa, sono fuggite.
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Il monte è lì per tutti, ma ha bisogno di persone che gli aprano la strada. Qui abbiamo il senso di come ci aiutiamo e ci invitiamo reciprocamente a cercare le vie del Signore, la via più alta, quella che rispetta la piena dignità della persona umana e che ascolta il grido di ogni figlio di Dio.
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Il monte Sion e Gerusalemme, la città costruita su un'altura, verso la quale il popolo sale cantando i suoi canti, oggi sono diventati un luogo di conflitto. Essi rimangono, per chi crede, la rappresentazione dell'impegno e della vicinanza di Dio al suo popolo, attraverso un popolo e un luogo scelto. È a Gerusalemme che Dio stabilirà la pace per il suo popolo. "Pace su Gerusalemme". (Sal 122)
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Dove sono oggi i leader che parlano di retto giudizio, che guardano alla sapienza più alta di Dio, per trovare la saggezza che risolverà i conflitti e traccerà la strada che porta alla pace e al benessere per tutti? Il giudizio deve essere basato sulla verità e sulla sapienza. La nostra, viene dalla Parola di Sapienza. La troviamo in Maria e nei santi del Carmelo. È la sapienza con cui siamo in grado di giudicare tutto ciò che accade intorno a noi, e in quel giudizio vediamo l'opera della salvezza, e aggiungiamo il nostro sì e la nostra collaborazione all'opera di Dio.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un'altra nazione,
non impareranno più l'arte della guerra.
Non è quello che tutti vorremmo vedere? Nei miei anni in Perù, vedevo i bambini che sfilavano nella piazza del paese nel giorno dell'Indipendenza, con fucili e mitragliatrici giocattolo in mano. A quell'età precoce si insegnava loro a pensare che un'arma di distruzione era più importante di uno strumento di lavoro onesto, una penna, una pala, di ferri da calza, un crocifisso, come modo di difendere la nazione. L'immagine che abbiamo di Tito Brandsma è quella di un portatore di pace, in mezzo ai suoi libri, o con la penna o la pipa in mano, in profonda conversazione con colleghi, compagni carmelitani, studenti. Per lui un giornale era un modo per difendere la verità e la libertà di ogni persona umana.
Tito Brandsma cercava le motivazioni più profonde di tutto ciò che facciamo e speriamo. Vedeva che i carmelitani sono portatori della Parola, proprio come Maria che era portatrice della Parola. Questa Parola è la pace. Coloro che hanno ricevuto questa Parola, e la custodiscono, sono persone che possono portarla per il mondo e farla nascere nel mondo. Nei suoi appunti di ritiro Tito ha suggerito che "da Maria dobbiamo imparare a rimuovere dal nostro cuore tutto ciò che non appartiene a Dio. Da lei possiamo imparare ad aprire i nostri cuori a Dio in modo da renderli pieni della sua grazia. Allora Gesù entrerà, rinascerà in noi e crescerà in noi. Egli diventerà visibile nelle cose che facciamo e vivrà in noi. Quanto meno siamo pieni di Dio, tanto più povera sarà la nostra vita. Con Maria, piena di grazia, vivremo la vita di Dio e troveremo nella nostra unione con il Signore la nostra stessa gloria e salvezza".
I nostri fondatori sul Monte Carmelo concepirono uno stile di vita che era una formula di pace, come risposta alle forze armate che impedivano loro di entrare nella Città Santa, Gerusalemme. Maria era al centro di questo piano di pace. Non avrebbero fatto ricorso al conflitto armato, ma avrebbero indossato l'armatura di Dio.
Cosi come San Tito pregava che un giorno la Germania e i Paesi Bassi avrebbero camminato insieme sulla via della pace, la mia preghiera per tutti noi, mentre ci avviciniamo alla Solennità di Nostra Signora del Monte Carmelo, è che impariamo veramente le vie della pace sin dalla nostra prima infanzia fino alla fine dei nostri giorni e, insieme al profeta, ripeto: "O casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore". Che i carmelitani compiano ovunque la loro vocazione di essere portatori della Parola, e che questa Parola sia veramente la Parola di Pace.
Fraternamente,
Míċeál O’Neill, O.Carm
Priore Generale
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