14 Novembre Festa
Sulle gioie del paradiso non oso scrivere inconsideratamente. Isaia e poi Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi hanno scritto: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano. Come potrei tentare di esprimere a parole quello che non si riesce neppure ad immaginare? Dirò tuttavia qualcosa per spingerti a desiderare di vedere quelle cose che gliocchi mortali non sono in grado di vedere. Tale desiderio, elevando la mente dalle cose terrene a quelle celesti, fa sì che, pur restando ancora terreni e mortali, almeno in parte diventino celesti. Se è vero che là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore, se il nostro tesoro lo abbiamo in cielo bisogna che sia in cielo anche il nostro cuore. Se è in cielo, ha dimensioni celesti e bisogna che celesti siano i desideri del nostro cuore, mediante l'impegno di meditare cose grandiose e infinite partendo dalle più piccole.
Come il cielo supera in grandezza, altezza e bellezza la terra, così non dubito che i beni celesti siano da preferire a quelli terreni. Dico che non ne dubito; e tuttavia non li conosco, perché sono superiori a ogni nostra immaginazione. L’ uomo ha due facoltà intellettive: l'intelletto e la volontà. All'intelletto piace conoscere la verità, alla volontà piace avere la comodità, e a un punto tale che in questa vita non ci può essere niente di più desiderabile. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta è la nostra profezia. Ragioniamo da bambini, parliamo da bambini, perché vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; difatti un corpo corruttibile appesantisce l'anima e grava la mente dai molti pensieri. Ma nel Paradiso l'uomo vedrà faccia a faccia e conoscerà perfettamente come è conosciuto; quello che è imperfetto scomparirà, e il nostro desiderio sarà pienamente soddisfatto perché l'essenza suprema, che è la verità prima, si rivelerà alla nostra intelligenza. Allora si adempirà la parola «fermatevi e sappiate che io sono Dio». Adesso l'intelletto, tormentato da tante fantasie come un bambino in un mercato, ammira or questo or quello; non si ferma, non vede Dio, ma si agita e fatica inutilmente.
Questa patria invece, in quanto viviamo santamente, è la patria della nostra speranza e dei nostri desideri. Posto in essa il profeta dice: Di te si dicono cose stupende, città di Dio. E anche: Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! L'anima mia languisce e brama gli atri del Signore. E come una cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente; quando verrò e vedrò il volto di Dio? Allora Dio sarà tutto in tutti, e quanto ciascuno vorrà sarà provveduto da Dio. Dio si insinueràcon tanta dolcezza nelle nostre menti, che si compirà perfettamente quel che dice il Profeta: Mi sazierò della tua presenza.
I beati sentiranno risuonare da ogni parte le più alte lodi di Dio, secondo la parola del Profeta: beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi. Vedranno i cieli e ne gusteranno tutta l'armonia, vedranno Cristo e sua Madre e tutti i corpi gloriosi dei beati. Questi, ormai incorruttibili e rivestiti di incomparabile bellezza, saranno per chi li guarda uno spettacolo così dolce, che non sapranno cosa di meglio desiderare.
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