1 Febbraio Memoria facoltativa in America Latina
Nata ad Altagracia de Orituco l'11 agosto 1863, Susanna Paz-Castillo Ramírez, il suo nome di battesimo, accolse con entusiasmo la chiamata di Dio alla santità, e fin da molto giovane si distinse per la pratica della carità viva ed effettiva,con la quale assistette,consolò e curò i malati e i feriti che le vicende belliche avevano lasciato nelle strade della sua città natale. Incoraggiata dal sacerdote Sixto Sosa, in seguito Vescovo di Cumaná, si consacrò al servizio dei malati all'ospedale “Sant'Antonio”, fondato nel 1903 ad Altagracia de Orituco.
Omelia alla Messa di beatificazione della Bl CandelariaCardinale José Saraiva MartinsCaracas, Venezuela
Domenica – 27 aprile 2008
1. Ascoltando le parole di Gesù nel Vangelo appena proclamato, vengono in mente le meravigliose riflessioni di Sant'Agostino, quando dice che se, malauguratamente, i quattro Vangeli fossero stati distrutti da un incendio e si fossero salvate solo le parole "Dio è amore", la sostanza sarebbe rimasta intatta. In quale religione l'amore è tutto, come nel cristianesimo? La fede cristiana è un atto d'amore, come ci ha ricordato Benedetto XVI nella sua prima enciclica. L'esergo del brano evangelico di oggi è emblematico: "Gesù dice ai suoi discepoli: "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti". In questo "se mi amate" c'è la sintesi del cristianesimo.
Chi ama fa tutto per amore, anche le cose impossibili, senza esserne appesantito, perché osserva la legge interiore, che è più esigente di qualsiasi disciplina esterna. E poiché il linguaggio dell'amore non sono le parole, ma l'unione di chi ama con l'amato, nei sette versetti del Vangelo di questa domenica Gesù parla sette volte di unione. Infatti, essere-in: esprime il verbo affascinante dell'unione suprema e totale: i discepoli sono "in" Cristo e Cristo "è in" Padre.
2. La liturgia della Chiesa, con sapiente pedagogia, ci prepara alla grande solennità della Pentecoste. La prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, ci presenta lo Spirito Santo, ricevuto attraverso l'imposizione delle mani degli Apostoli. Anche il Vangelo, su cui stiamo meditando, parla dello Spirito Santo che i discepoli riceveranno come Paraclito: che in greco significa a volte Consolatore, a volte Difensore, o entrambi. San Giovanni insiste nel suo Vangelo sul titolo di Paraclito, perché storicamente la Chiesa, dopo la Pasqua, ha avuto un'esperienza viva e forte dello Spirito come consolatore, difensore, alleato nelle difficoltà interne ed esterne, nelle persecuzioni e nella vita quotidiana. Nei primi secoli, quando la Chiesa è perseguitata, fa l'esperienza quotidiana delle prove e delle condanne; è allora che vede nel Consolatore l'avvocato e il difensore divino contro i suoi accusatori umani. Il Consolatore è vissuto come colui che assiste i martiri e che, davanti ai giudici dei tribunali, mette sulle loro labbra la parola che nessuno è in grado di confutare. Dopo l'epoca delle persecuzioni, l'accento si sposta e il significato predominante è quello di consolatore nelle tribolazioni e nelle angosce della vita.
Nella contemplazione del Paraclito sentiamo la forza di onorare e invocare lo Spirito Santo, e di essere noi stessi altri "Paracliti", "consolatori", nel senso pieno del termine, secondo la misura divina. Se è vero che il cristiano deve essere alter Christus, un altro Cristo, è anche vero che deve essere alter Paraclitus, un altro consolatore.
3. Essere consolatori, paracliti, è una qualità che tutti i santi hanno avuto in generale: come il Buon Samaritano, hanno lavorato per lenire le ferite di tanti fratelli e sorelle, con il balsamo della misericordia e l'olio della speranza cristiana. Con l'animo pieno di gioia, oggi, contemplando la vita e l'esempio della nuova Beata venezuelana, e il suo carisma che si trasmette nella sua opera, attraverso le sue figlie, le Suore Carmelitane del terzo ordine carmelitano in Venezuela, osserviamo che una vera e propria "arte della consolazione" spicca come caratteristica dominante. Nella sua semplicità, Madre Candelaria ha vissuto e ci propone, in tutta la sua attualità, una vera e propria teologia della consolazione. Questo spiega i fatti della sua vita quotidiana che, anche con una semplice parola o un gesto, sempre vissuti con la sua costante e ardente preghiera e una fede viva e profonda, ha saputo avvicinare tanti malati. Certamente è stato Dio a "consolare" attraverso di lei.
Colpisce, nelle testimonianze raccolte per la sua causa di beatificazione, come l'amore della Beata per Dio fosse intimamente unito a quello per il prossimo. Infatti, fin da giovanissima si dedicò al servizio degli altri, nella cura dei malati o nella catechesi dei giovani e degli adulti, con un'attenzione materna alle suore della sua congregazione. Una vita consumata trascorrendo ore e ore al capezzale degli ammalati, fino a morire di fame per poter sfamare i malati in ospedale e a fare viaggi faticosi per trovare i soldi per gli ospedali.
E così, anno dopo anno, sempre - e forse questa è una delle caratteristiche più attraenti della Beata Candelaria - con grande semplicità, senza drammi, sempre serena e pronta all'ascolto, senza mai lamentarsi delle persone che rendevano difficile la sua vita di servizio cristiano. La sua carità raggiunse vette eroiche, come rimanere senza un letto in cui dormire perché lo aveva donato a un malato; preferire l'assistenza ai malati più contagiosi o alle persone nemiche della fede; assistere con dolcezza materna le donne smarrite ricoverate in ospedale. La sua totale dedizione al prossimo era tale che anche i medici più increduli si stupivano della generosa dedizione di questa semplice sorellina.
4. La Beata che oggi veneriamo testimonia, con tutta la sua vita, che l'amore soprannaturale è la base dell'esistenza, che solo l'amore può cambiare la vita degli esseri umani secondo i loro bisogni più profondi e che l'amore consiste nel dono di sé, superando le resistenze e l'individualismo per realizzare la volontà divina.
La presente beatificazione, manifestando questo aspetto della spiritualità della Beata Candelaria, invita anche noi, con docilità allo Spirito Santo, a essere dispensatori della "consolazione" di Dio.
La Beata Candelaria ci accompagna e ci invita a prenderci cura dei malati terminali, dei malati di AIDS, a preoccuparci di alleviare la solitudine degli anziani e le difficoltà di tante diverse forme di povertà, a dedicare il tempo necessario a visitare i malati negli ospedali. E come non pensare a coloro che si dedicano ad aiutare i bambini, vittime di ogni tipo di abuso? Dobbiamo anche difendere i diritti delle minoranze minacciate, come alcune popolazioni indigene dell'America Latina, ed essere la voce di chi non ha voce.
Ma la sua testimonianza, quella che mi interessa di più far giungere a ciascuno di noi e a tutti coloro che in futuro troveranno l'eloquente lezione della Beata Candelaria, oltre ai valori morali, che sono grandi, è ciò che sta all'origine. Mi riferisco alla presenza viva e attiva di Cristo Risorto in lei, che è palpabile nella sua sconfinata carità. In questo senso, la Beata che oggi è stata elevata all'onore degli altari appartiene a quella moltitudine di cristiani che manifestano e mostrano con forza la presenza di Cristo negli uomini e nelle donne di oggi, pellegrini che, a volte, dimenticando la meta, camminano senza direzione.
Nel Vangelo di oggi Gesù dice agli Apostoli che chiederà al Padre di inviare loro lo Spirito Consolatore, affinché rimanga sempre con loro. E questa "permanenza" dello Spirito nel nostro cuore "ci trasforma in Cristo", rendendoci nel mondo e nella storia, cioè nella società di oggi - nell'ambiente concreto in cui viviamo - sua presenza viva e testimonianza credibile. Questo è avvenuto in Madre Candelaria e può avvenire in noi. Lo Spirito forma Cristo in noi e ci rende suoi imitatori nel nostro tempo e per tutta la vita, come ci ricorda il Santo Padre: "Non si comincia a essere cristiani con una decisione etica o una grande idea, ma con l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà un nuovo orizzonte alla vita e, con esso, un orientamento decisivo" (Deus caritas est, 1).
La santità di vita di questo fiore del Venezuela, Madre Candelaria, uno dei frutti eminenti della storia del cattolicesimo in America Latina, ci afferma nell'esperienza così ben descritta da Benedetto XVI all'inizio del suo pontificato: "Non c'è niente di più bello che essere stati toccati, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non c'è niente di più bello che conoscerlo e comunicare agli altri l'amicizia con Lui" (Omelia, domenica 24 aprile 2005: L'Osservatore Romano, edizione inglese, 29 aprile 2005, p. 7). Così, mentre ci rallegriamo per la beatificazione di Madre Candelaria, e ne rendiamo grazie a Dio, lasciamoci sorprendere dal Vangelo e facciamo di Cristo la ragione della nostra vita.